Home C'era una volta La grande mobilitazione dell’underground londinese

La grande mobilitazione dell’underground londinese

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Il 29 aprile 1967 l’underground londinese, stanco delle persecuzioni dei tutori dell’ordine pubblico e del fastidio con cui è vissuto dall’establishment musicale rompe gli indugi e decide di uscire allo scoperto.

Un gigantesco happening

Sono circa quaranta i gruppi che all’Alexander Palace danno vita a un gigantesco happening multimediale destinato a restare nella storia del rock. Si chiama “14 Hours Technicolour Dream” e vede tra i protagonisti Syd Barrett  con i suoi Pink Floyd, Keith West e i Tomorrow, i Misunderstood di Tony Hill , gli scatenati Creation del chitarrista e sperimentatore Eddie Phillips, Hapshash & Coloured Hat, i Soft Machine, i Pink Fairies, i Social Deviants, Marc Bolan con i suoi John’s Children, i Purple Gang, i Syn di Peter Banks e Chris Squire e una lunga sequenza di gruppi destinati a vivere soltanto quel momento di gloria.

Sei mesi di mobilitazione

La mobilitazione dell’Alexander Palace fa seguito a sei mesi intensi di attività iniziati il 23 dicembre del 1966 quando John Hopkins, su suggerimento di Steve Stoliman, il proprietario dell’etichetta underground ESP di New York, inaugura l’UFO Club, un’organizzazione che ogni domenica pomeriggio apre le sale del Marquee agli “Spontaneous Underground”, uno spazio con palco, teatro, sala di proiezione e discoteca dove si esibiscono liberamente i gruppi del fertile tessuto underground. Sull’onda anche dell’iniziativa all’Alexander Palace le iniziative dell’UFO diventeranno il fulcro della vita artistica alternativa di Londra e nell’autunno del 1967 si trasferiranno nella più capiente Roundhouse, che però verrà quasi subito chiuso dalla polizia. Ma il seme ormai è gettato e la pianta crescerà da sola.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".