Una folla immensa a Lakehurst, negli Stati Uniti, attende, il 6 maggio 1937 l’arrivo del dirigibile tedesco “Hindenburg”, orgoglio della flotta di aeronavi del terzo Reich.

Un mostro di 245 metri

Quel giorno la più grande nave del cielo effettua il ventesimo viaggio sulla linea che collega Europa e America. Prodigio della tecnica tedesca, il dirigibile è un mostro di duecentoquarantacinque metri di lunghezza, mosso da quattro motori Diesel da ottocentocinquanta cavalli ciascuno, collocati in altrettante navicelle sospese ai lati dell’involucro rigido. La sua velocità di crociera può toccare i centotrentacinque chilometri all’ora e sulla sua coda risplende la croce uncinata della svastica. Ogni cabina è intitolata al nome di una città del Terzo Reich. L’arredamento è sfarzoso e nei saloni, nei corridoi, sulle tolde troneggiano immagini del cancelliere Adolfo Hitler, del defunto maresciallo Paolo Hindenburg e del voluminoso Maresciallo dell’Aria Hermann Goering. Oltre a un equipaggio di cinquanta uomini, ben settantacinque passeggeri possono essere ospitati a bordo del maestoso transatlantico dell’aria che nel registro aeronavale è stato registrato con la sigla LZ-130. Il dirigibile sta manovrando per attraccare al pilone d’ormeggio in condizioni ottimali: assenza di vento e cielo sereno.

Un’esplosione spaventosa

All’improvviso, inaspettata e imprevista, arriva un’esplosione spaventosa mentre un inferno di fiamme e di fuoco avvolge l’aeronave incenerendo in brevissimo tempo ogni cosa. Il comandante Max Pruss, già asso del dirigibilismo germanico nella prima guerra mondiale dà prova di grande abilità, sangue freddo e coraggio riportando ustioni atroci, ma consentendo a gran parte dei passeggeri e dell’equipaggio di potersi salvare. Nonostante tutto nella sciagura periscono trentasei persone delle centosei presenti a bordo. Sulle cause della fine dell’Hindemburg si fannoo le ipotesi più azzardate, non esclusa quella di un sabotaggio o di un’audace azione di spionaggio (non dimentichiamo che si è alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale). L’inchiesta aperta ufficialmente e congiuntamente dalle autorità statunitensi e tedesche dimostra poi che ci si è trovati di fronte a un fatto curioso e straordinario le cui origini, però, sono naturali. Stabiliscono, infatti, che si è prodotto a ciel sereno un arco voltaico artificiale tra la punta del pilone e quella dell’Hinderburg. Di fatto la tragedia chiude la breve storia delle trasvolate atlantiche in dirigibile. Il volo “più leggero dell’aria”, insicuro e pericoloso, sta per cedere il passo all’evoluzione tecnica degli aeroplani, “più pesanti dell’aria”.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".