Home C'era una volta Lenin Ravera, detto Gianni, il padrone dei festival

Lenin Ravera, detto Gianni, il padrone dei festival

SHARE

Il 9 aprile 1920 nasce a Chiaravalle, in provincia di Ancona Gianni Ravera, forse il più importante organizzatore di eventi musicali dell’Italia della seconda metà del Novecento. I suoi genitori lo iscrivono all’anagrafe come Lenin Ravera, ma poi il fascismo gli cambia nome in Giandomenico, per tutti Gianni.

Da cantante a impresario

Gianni Ravera debutta come cantante di musica leggera in un concorso dell’Eiar nel 1943 e nel dopoguerra si esibisce con le orchestre di Angelini, Barzizza, Trovajoli e Savina. Tipico esponente della canzone all’italiana, partecipa, senza particolare successo a tre Festival di Sanremo: nel 1954 con Gioia di vivere, nel 1955 con Non penserò che a te, in coppia con Tullio Pane e nel 1957 con Un certo sorriso, insieme a Natalino Otto. Negli anni Cinquanta chiude la carriera di cantante e inizia a darsi da fare come impresario, organizzando manifestazioni musicali in varie città d’Italia. Nel 1962 ottiene l’organizzazione del Festival di Sanremo, la prima di una lunga serie che lo vede portare sul palcoscenico della rassegna sanremese personaggi come Louis Armstrong, Stevie Wonder, Dionne Warwick, Paul Anka e Wilson Pickett e lanciare cantanti come Iva Zanicchi, Bobby Solo, Gigliola Cinquetti, Vasco Rossi e Zucchero.

Uno dei personaggi più potenti della musica leggera italiana

Negli anni Sessanta e Settanta è uno dei personaggi più potenti del mondo della musica leggera italiana. Quasi tutte le manifestazioni più importanti portano la sua firma, dal Concorso per voci nuove di Castrocaro alla Mostra Internazionale della musica leggera di Venezia, dalla Vela d’oro di Riva del Garda al Disco per l’estate di Saint Vincent. Più volte viene accusato di essere un “padrone senza scrupoli” della canzone italiana e nelle polemiche di quegli anni viene addirittura definito come «uno dei principali responsabili della diseducazione musicale del pubblico italiano». In realtà le doti che contraddistinguono il suo lavoro sono soprattutto la competenza e la tenacia. A chi si lamenta del livello musicale delle sue manifestazioni risponde: «Io sono soltanto un cuoco, se i discografici mi danno ingredienti di prima scelta faccio un pranzo di gala, ma se sono modesti viene fuori solo una discreta cena casereccia!»”. Muore a Roma il 14 maggio 1986.

 

Previous articlePraterie “sommerse” contro i cambiamenti ambientali
Next articleA Favignana torna Festivalflorio
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".