Alla Galleria Vittoria di Roma (nella celebre via Margutta al 103) “Le geometrie degli stati d’animo”, dipinti di Maria Camilla Pallavicini, esposizione a cura di Tiziana Todi, testo critico di Giorgio Di Genova. La mostra, inaugurata il 3 ottobre (tutte le foto sono state gentilmente fornite dall’autore Tommaso Fera) è visibile fino a sabato 13 ottobre 2018, dal lunedì al venerdì ore 15,00/19,00. Fuori orario su appuntamento www.galleriavittoria.com – 06/36001878.
Maria Camilla Pallavicini, che appartiene a una delle più antiche famiglie della nobiltà italiana, è nata nel 1940, quando suo padre pilota veniva abbattuto sul mare di Gibilterra. Sua madre, impegnata nella Resistenza, era spesso lontana, costretta a nascondersi per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti. La ragazza ha vissuto poi la sua infanzia e la sua adolescenza nella Galleria Pallavicini, una delle più belle pinacoteche private italiane, un’esperienza che l’ha segnata positivamente più di ogni altra, fondando il suo amore per l’arte su radici antiche ed innescando poi in lei, inevitabilmente, il desiderio di dipingere, riuscendo a raggiungere poi uno stile personale ed evocativo, dove istinto, cultura visiva e passione per il colore, trovano una sintesi armonica.
Ma citiamo dal testo critico di Giorgio Di Genova sulla presente mostra, (Catalogo realizzato in occasione della precedente personale dell’artista presso la Galleria d’Arte Il Triangolo di Cosenza maggio/giugno 2017) che, secondo il disegno dello stesso curatore Giorgio Di Genova, è costituita in modo da percorrere l’intero iter creativo dell’artista –
- (…) Sono persuaso che il modo più consono di comprendere i risultati attuali di Maria Camilla sia affidarsi ad una lettura inversa, ossia partendo dalla fine e procedendo verso l’inizio, similmente a quanto Sigmund Freud ha indicato per l’interpretazione dei sogni più complicati e intricati. E per tale motivo ho voluto che alla documentazione delle opere qui esposte, seguissero le opere della produzione precedente, appunto riprodotte in ordine cronologico inverso. Solo così si evidenziano i trapassi della lunga anabasi che hanno permesso all’artista di giungere al ciclo delle “Geometrie” e prima di esso al cospicuo ciclo delle “Risonanze” (1988-2016), che seguiva il ciclo “Evocazioni” (1986-1988), a sua volta preceduto da “Fosfemi” (1983-1985), conseguente di “Intrecci di energia” (1983), che erano stati preceduti dal ciclo dei pastelli su carta velluto (1980) e dalla pittura su stoffa (1970), nonché dal ciclo “Incontri” (1965) e dal ciclo dei “Paesaggi spagnoli più Madrid – Festa di S. Isidoro” (1962). (…) Il linguaggio con cui si esprime Maria Camilla Pallavicini è di un’estrema coerenza e, a ben guardare, rivela una propria inconfondibile fisionomia, la quale persiste con i debiti mutamenti dettati dal passare del tempo, alla stessa stregua del volto di ciascuno, che dalla nascita in poi, mutatis mutandis, è sempre il medesimo. La pittura di Maria Camilla pertanto non deroga dalla “duplicità”, indicata da D’Amico, che non è soltanto spaziale, ma coinvolge altre sfere, comprese le suggestioni dell’arte del passato e del presente, assorbite nelle sue frequentazioni più o meno assidue. Queste suggestioni riaffiorano, a mio parere, ovviamente metabolizzate e quindi debitamente trasformate, per dare linfa al linguaggio personale. Le continue oscillazioni delle penombre, ombre e luci derivano, certo, dalle variazioni del proprio sentire, ma anche dagli interiori dialoghi, inconsci e consci, con le opere dell’arte contemporanea, ed ovviamente con la pittura assorbita sin dall’infanzia nel suo storico palazzo.
Maria Camilla Pallavicini dopo gli studi classici, ha frequentato la facoltà di Scienze dell’Opinione Pubblica e si è dedicata per alcuni anni al giornalismo, in particolare nel settore della emigrazione, ambiente che ha dovuto poi lasciare per occuparsi della gestione del patrimonio familiare, anche se continua ad occuparsi dell’organizzazione di congressi a Roma, nel Padiglione dell’Aurora affrescato dal Reni. Proprietaria della citata famosa Galleria Pallavicini e pittrice essa stessa, ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Roma ed ha esposto i suoi lavori in Italia ed all’estero.
E’ stata allieva per alcuni anni di Oscar Kokoshka e nel catalogo dell’editore Gangemi troviamo, oltre al testo critico di Giorgio Di Genova sopra citato, altre interessanti testimonianze di Tony Cibotto, Vittorio Sgarbi, Riccardo Barletta, Lorenza Trucchi, Elio Pecora, Guido Strazza, Fabrizio D’amico ed uno scritto della stessa Maria Camilla che descrive la sua esperienza di allieva di Oskar Kokoschka; uno dei maggiori artisti del ‘900, anche drammaturgo, la cui arte è stata definita una sintesi armoniosa tra la purezza formale, il colore, acceso e trascinante, il tormento dei sentimenti.
L’artista è inoltre impegnata nell’ambiente culturale e sociale, prima di tutto come presidente di Athenaeum N.A.E. che negli ultimi anni ha portato avanti tra gli altri, sotto l’alto Patronato dell’ONU e dell’UNESCO, un progetto sul tema “Per un’etica del Villaggio Globale” per identificare le problematiche e le opportunità legate al processo di mondializzazione e per suggerire soluzioni operative e regole etiche che oltrepassassero le frontiere nazionali e preservassero i diritti della persona umana. Successivamente, d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha avviato un programma di educazione alla cittadinanza, al rispetto della diversità ed alla responsabilità basato sui 6 principi tutelati dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Maggiori informazioni sul sito: http://www.athenaeumnae.it/