Home C'era una volta Megadeth: ne resterà solo uno

Megadeth: ne resterà solo uno

SHARE

Una selva di microfoni attende al varco il 31 marzo 1987 Dave Mustaine, il leader e chitarrista dei Megadeth, mentre si reca all’udienza preliminare di una lunga e complicata causa che riguarda il nome della band.

Una causa fastidiosa

Mustaine è stato citato in giudizio da un gruppo che si chiama Megadeth e che sostiene di essere stato il primo a chiamarsi così. Non è una questione da poco perché la citazione, oltre a esigere il cambiamento del nome di una delle band di punta del panorama metal di quel periodo, è accompagnata da una cospicua richiesta di risarcimento danni. Assonnato e inquieto, Dave Mustaine, prima tenta di sfuggire, poi affronta con aria insofferente lo sbarramento dei giornalisti e le inevitabili domande. «Non conosco il gruppo che mi ha citato, ma se lo ha fatto avrà avuto le sue buone ragioni che possono essere molto diverse da quelle che sembrano…». La frase sibillina lascia ampi margini di interpretazione. Una giornalista più intraprendente riesce a piazzare direttamente sotto il naso del chitarrista il proprio registratore e a chiedergli «Vuoi dire che si tratta di una storia inventata ad arte per spillarvi un po’ di soldi?» Mustaine risponde secco: «Non ho niente da dire, ma sono sicuro che il denaro e i muscoli ci aiuteranno a risolvere anche questo problema. Ci sono due gruppi con lo stesso nome? Alla fine ne resterà uno solo…».

La vicenda si sgonfierà

Mustaine non ha torto. La vicenda finirà per sgonfiarsi e i Megadeth continueranno una carriera iniziata nel 1983, a San Francisco, quando Dave Mustaine lascia i Metallica perché non vuole restare prigioniero delle operazioni di commercializzazione e omologazione dell’heavy metal. Lo affiancano nell’impresa l’altro chitarrista Chris Poland, il bassista Dave Ellefson e il batterista Gars Samuelson. I Megadeth, nati per contrastare l’immagine rassicurante e ben curata dei gruppi heavy storici, recuperano la carica antagonista del rock più violento proponendo fin dal primo disco Killing is my business… and business is good, un trash sanguigno e provocatorio. Problemi di droga, vari cambiamenti di formazione e altre vicissitudini rendono difficile la vita di una band refrattaria alle richieste del music businnes. Incuranti delle regole del mercato, nel cuore degli anni Ottanta, realizzano addirittura una loro versione di Anarchy in the UK dei Sex Pistols alla quale partecipa anche Steve Jones, uno dei componenti originali degli stessi Pistols.

Previous articleIl Ligustro utile per le infiammazioni della bocca
Next articleCoronavirus, attivata task force volontari animalisti
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".