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Trivelle, stop a cause contro Italia

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Trivelle

Bene lo stop di 15 Governi europei a risarcimenti e compensazioni per gli investitori UE in caso di cancellazione di progetti dannosi

Ora bocciamo il #CETA e tutti i trattati che contengono #ISDS e #ICS che ci espongono alle minacce delle grandi imprese del resto del mondo

Nessun investitore europeo potrà più fare causa al nostro Paese se fermeremo trivelle e progetti simili. Lo stabilisce un documento siglato da 15 Stati europei, tra cui l’Italia [1] con il suo ambasciatore Maurizio Massari. Il 15 gennaio scorso, infatti, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito nel Caso Achmea che  nessun investitore con sede nell’Unione europea può più fare causa a un altro stato membro utilizzando la clausola arbitrale contenuta nei trattati commerciali e sugli investimenti. [2]

In questi giorni le compagnie dell’oil&gas minacciano arbitrati internazionali contro l’Italia per l’emendamento al Dl Semplificazioni che sospenderebbe per 18 mesi le ricerche. Il caso Rockhopper, tramite cui l’impresa britannica chiede 350 milioni di dollari di risarcimento in opache sedi arbitrali al nostro paese per averle vietato di trivellare entro le 12 miglia dalle coste abruzzesi, viene citato come precedente da tenere presente.

Il documento congiunto dei Governi europei, invece, dichiara che “tutti gli accordi internazionali conclusi dall’Unione, compreso il Trattato sulla Carta dell’energia, sono parte integrante dell’ordinamento giuridico dell’UE e devono pertanto essere compatibili con il Trattati”. In questo quadro, la clausola contenuta in tutti gli accordi bilaterali intraeuropei e nella Carta dell’energia viene definita “incompatibile con i Trattati e quindi dovrebbe essere disapplicata”.
Una simile presa di posizione metterà fine a circa 200 accordi commerciali tra paesi membri dell’UE ed eviterà le compensazioni agli investitori di quei paesi decise in sede di arbitrato internazionale.

Ma non ci mette al riparo da tutte le cause e risarcimenti che potrebbero essere presentate da investitori extra-UE grazie al #CETA, al trattato Europa-Singapore all’esame del Parlamento europeo il 12 febbraio prossimo, e da tutti gli altri trattati che contengono una clausola #ISDS, #ICS o simili.

Per questo la campagna Stop TTIP/CETA Italia e il Coordinamento No Triv chiedono al Governo Italiano di bocciare il #CETA per fermare il proliferare di accordi commerciali che contengono #ISDS #ICS, arbitrati e capestri.
Non ci ascoltano? Raccogliamo qui https://stop-ttip-italia.net/diritti-per-le-persone-regole…/ più firme possibili per cancellare #ISDS e #ICS da tutti i trattati vigenti e futuri, e istituire un trattato Onu per difendere i diritti delle persone e dell’ambiente. Una petizione che, a circa 10 giorni dal lancio, ha già raccolto quasi 400mila firme

Mi chiedo come possiamo contraddire questa importante decisione tenendo in piedi tutti gli altri trattati commerciali, come il CETA o l’accordo UE-Singapore, in votazione al Parlamento europeo il prossimo 12 febbraio – spiega Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP/CETA – Per noi la compatibilità con il diritto dell’Unione è un fatto importante, ma siamo contrari a questi oscuri tribunali privati per molte altre ragioni. Per questo chiediamo con una petizione europea che il Parlamento bocci subito il CETA e che le clausole arbitrali vengano cancellate da tutti i trattati sul commercio e gli investimenti”.

Viste le conclusioni della Corte di Giustizia e la presa di posizione dei 15 paesi membri contro gli arbitrati – dichiara Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale ed estensore dei quesiti del referendum contro le trivellazioni in mare – l’Avvocatura dello stato ora faccia quello che tutti si aspettano da lei, e chieda la chiusura della assurda causa intentata dalla Rockhopper”.

Francesco Masi, portavoce del Coordinamento nazionale No Triv conclude: “Lo stop agli arbitrati è un punto dirimente della battaglia per i beni comuni e contro l’ingerenza delle imprese private, che porteremo in piazza il prossimo 23 marzo a Roma nella manifestazione per il clima e contro le grandi opere imposte e a forte impatto”.

Come dimostra il rapporto “Diritti per le persone, regole per le multinazionali“, in tutto il mondo i governi hanno già dovuto sborsare 84 miliardi di dollari alle imprese in sede arbitrale. Il sistema è talmente lucroso che molti fondi finanziari hanno iniziato a pagare le spese legali delle aziende in cambio di una quota del premio finale. Nel 2020 gli analisti stimano un giro di “scommesse” da parte di soggetti finanziari sugli arbitrati da 2 miliardi di dollari.

Sosteniamo insieme la petizione per mettere fine ai privilegi delle multinazionali e per l’istituzione di un trattato delle Nazioni Unite che vincoli le corporation al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente perché ISDS deve essere cancellato in tutti i trattati commerciali e sugli investimenti, e i piani dell’UE di estenderlo e consolidarlo creando una corte permanente di arbitrato internazionale devono essere stracciati.