“La storia degli Italienische Militär-Internierte (Imi), gli oltre seicentomila militari deportati nei lager nazisti che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rifiutarono di continuare a combattere con la Germania nazista e di aderire alla Repubblica sociale, preferendo la dura vita di prigionia a quella del disonore (1), è una pagina assai rilevante della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale e della Resistenza, ma è stata a lungo trascurata (2)”.
Queste le prime parole degli autori di questo interessante libro, «I militari italiani nei lager nazisti. Una resistenza senz’armi 1943-1945» (il Mulino 2020), incipit con due note fin dalle prime righe – (nota 1 )- dichiarazione di un ufficiale bolognese, in Co1 Bologna, pos. 96 – (nota 2) – il presente saggio prende spunto dall’antologia Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-45, (Mario Avagliano e Marco Palmieri), Einaudi, Torino 2009 (introduzione di Giorgio Rochat) – vincitore del 7º Premio Nazionale Anpi “Renato Benedetto Fabrizi” (aprile 2010). Due instancabili scrittori e storici quindi con al loro attivo una serie di titoli significativi, per un’indagine accurata e doverosa della nostra storia, spesso ingiustamente dimenticata.
Questo libro ci spiega come è potuto succedere che ai militari italiani, nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio dell’Italia (l’8 settembre 1943) le autorità tedesche attribuissero la definizione di IMI (Internati Militari Italiani/Italienische Militär-Internierte) poiché in massa, come autentico atto di Resistenza, la maggior parte di loro non aveva aderito all’invito di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco, nostri ex alleati. La sigla rappresentava soprattutto lo sfregio di non considerarli neanche prigionieri di guerra (privandoli quindi delle garanzie delle Convenzioni di Ginevra) per ipoterli inviare in campi di detenzione in Germania, in modo da essere utilizzati come manodopera coatta, senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.
Grazie ad una ricchissima mole di diari, lettere e testimonianze dirette – edite ed inedite, oltreché di altri documenti come i rapporti della censura, le relazioni delle autorità italiane e tedesche, i volantini e i manifesti di propaganda tedesca o della Rsi – i due autori, con il rigore storico che li contraddistingue, raccontano la vicenda complessiva (in 15 capitoli) dalla cattura alla liberazione ed al ritorno, scoprendo anche aspetti poco noti del tipo di violenza subita nei lager, nei campi di lavoro coatto e di punizione, fino alla morte in alcuni casi, nella difesa a tutti i costi del loro bagaglio di ideali e di umanità, anche del rapporto con la popolazione e con le donne … poiché non essere più identificati come militari, permetteva loro almeno un rapporto diverso e più familiare con i civili.
Considerando inoltre che i nazisti vietarono severamente agli Imi di tenere diari, questo non impedì loro di scriverne e conservarli rischiando la vita, sentendo questo come un dovere ed anche soprattutto una forma di umanità recuperata, un piccolo sollievo ed una forma di sopravvivenza. Molte anche le poesie ed i componimenti per lenire le angosce, come la costante ossessione del cibo –
Da pag 243 – Quattrocento – ventisei – ottantasette
non più uomo; numero,
bucce di patate marce
rape ben gialle e rosse da foraggio,
margarina qualche grammo
pane: paglia triturata, segatura d’alti fusti iperborei
acqua e sale.
Poco perché tu viva, troppo perché tu muoia.
Dura prigioniero
Tutta la storia degli IMI è analizzata nel suo complesso dagli autori, dalla reazione all’annuncio dell’armistizio, alla cattura da parte dei tedeschi, dal viaggio in tradotta verso i lager, alle sofferenze patite nei campi, al lavoro coatto … fino alla liberazione ed al ritorno in patria, non trascurando le continue aggressioni alla dignità di questi soldati, difesa con ogni mezzo, anche con espedienti atti a diffondere informazioni, collaborazioni con la resistenza locale, oppure volti a stabilire vere e proprie amicizie e storie d’amore, sopravvissute anche alla fine della prigionia. Gli ultimi due capitoli riguardano infine a conclusione, la liberazione, il rientro in patria e la difficile reintegrazione degli ex internati.
La vicenda degli Imi, come del resto molte altre vicende storie in Italia, sono state dimenticate per anni per i noti problemi, ma agli Imi venne negata la concessione della qualifica di Volontario della libertà e questi fatti sono ampiamente analizzati, mentre vengono elencati numerosi personaggi che raggiungeranno posizioni di spicco nella cultura, nell’economia, nello spettacolo e nella politica del dopoguerra, tra gli altri Alessandro Natta, Vittorio Emanuele Giuntella, Giovanni Ansaldo, Oreste Del Buono, Mario Rigoni Stern, Tonino Guerra, Luciano Salce ecc Infine Giovannino Guareschi, ritratto nella foto di copertina, è onorato anche nella quarta, con una sua composizione amaramente ironica –
Internato Militare Italiano
Ingannato, Malmenato, Impacchettato
Internato, Malnutrito, Infamato
Invano Mi Incantarono
Inutilmente Mussolini Insistette
Iddio Mi Illuminò
Inverno Malattie Infierirono
Invano Mangiare Implorai
Implorai Medicinali, Indumenti
Italia Mi Ignorò
Invocai Morte Immediata
Impazzivo Ma Insistetti
Giovannino Guareschi, 31 maggio 1945
E’ questo un libro accuratissimo ed emozionante di due autori già molto noti. Mario Avagliano, giornalista e storico, collabora alle pagine culturali del «Messaggero» e del «Mattino». Tra i suoi libri: «Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945» (Einaudi, 2006) e «Il partigiano Montezemolo» (Baldini & Castoldi, 2012). Marco Palmieri, giornalista e storico, è autore di «L’ora solenne. Gli italiani e la guerra d’Etiopia» (Baldini & Castoldi, 2015). Insieme hanno pubblicato numerosi volumi, tra cui, con il Mulino, «Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte» (2014), «L’Italia di Salò» (2016), «1948. Gli italiani nell’anno della svolta» (2018, Premio Fiuggi Storia) e «Dopoguerra. Gli italiani tra speranze e disillusioni (1945-1947)» il Mulino, Bologna 2019 – vincitore del XVIII Premio Pianeta Azzurro di Fregene (sezione saggistica). Ultimo in ordine di tempo, I militari italiani nei lager nazisti. Una Resistenza senz’armi (1943-1945), il Mulino, Bologna 2020 – finalista al Premio Acqui Storia 2020 e al Premio Monte Carmignano per l’Europa 2020.
Il volume è stato pubblicato con il contributo dell’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento dalla Guerra di Liberazione e loro familiari, citiamo qualche brano dalla presentazione di Enzo Orlanducci – Presidente Nazionale Anrp – che si può leggere interamente a questo link – http://www.anrp.it/presentazione-del-libro-militari-italiani-nei-lager-nazisti/ –
- La vicenda dei 650.000 internati militari italiani, dopo un lungo e oscuro periodo di silenzio, quanto mai controverso e difficile per Italia e Germania, è stata oggetto di interesse nel 2008 da parte dei governi dei due paesi, che nominarono una specifica Commissione di storici con lo scopo di «occuparsi del passato di guerra italo-tedesco e in particolare del destino degli internati militari italiani deportati in Germania». Nel Rapporto conclusivo della Commissione, pubblicato nel 2012, si sottolineava, tra l’altro, la necessità di istituire a Berlino e a Roma un Luogo della Memoria per gli IMI e promuovere uno stretto gemellaggio fra i due centri. Mentre a Berlino-Schöneweide è stata allestita la mostra permanente Tra più fuochi là dove già esisteva realmente un campo di lavoro coatto anche per gli internati militari italiani, a Roma si è scelto lo spazio di Via Labicana, limitrofo alla sede dell’Anrp, per realizzare il museo «Vite di IMI. Percorsi dal fronte di guerra ai lager tedeschi 1943-1945», inaugurato l’8 maggio 2018 e finalizzato a delineare, attraverso un allestimento storico-didattico, la vicenda dei circa 650.000 militari italiani che, rifiutatisi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 di collaborare con il nazifascismo, furono deportati e internati nei lager del Terzo Reich. L’Anrp ha promosso e realizzato l’Albo degli IMI Caduti nei lager nazisti 1943-1945, una banca dati on-line in cui sono inseriti, in ordine sistematico, elementi anagrafici e biografici degli internati che hanno perso la vita nei lager del Terzo Reich tra il 1943 e il 1945, integrata con la registrazione dei militari deceduti subito dopo la cattura o la liberazione. Questa anagrafe è stata finanziata tramite il Fondo italo-tedesco per il futuro dall’ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma. L’Anrp è inoltre impegnata oggi nel progetto LeBI – Lessico biografico degli IMI, un portale on-line con il più alto numero possibile dei 600.000 Imi rientrati.-
In questo stesso giornale si può leggere anche un articolo su un altro libro recentemente pubblicato dei due autori Gli italiani tra speranze e disillusioni, 1945-1947, presentato per la prima volta a fine settembre 2019 a Palazzo Ferrajoli, in piazza Colonna a Roma (in foto) con gli interventi di Maria Romana De Gasperi, Patrizia Mirigliani, Lucio Villari ed Aldo Tortorella, moderatore Ruggero Po, introduzione di Antonella Freno Presidente dell’Istituto Europeo di Cultura Politica ITALIDE., al link – https://www.dailygreen.it/dopoguerra-gli-italiani-tra-speranze-e-disillusioni-1945-1947/