Home C'era una volta Ethel Waters, la stella nera

Ethel Waters, la stella nera

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Il 31 ottobre 1896 nasce a Chester, in Pennsylvania, la cantante Ethel Waters, una delle prime grandi stelle dello spettacolo statunitense. Figlia di una vittima di stupro marginalizzata dalla società codina e moralista dell’epoca vive una infanzia infelice e tormentata. È lei stessa a raccontarlo nella sua autobiografia.

Dalla sopravvivenza al successo

Non può permettersi di andare troppo a scuola e comincia prestissimo a inventarsi modi per recuperare il denaro necessario per vivere. Da adolescente s’aggiusta come può nei locali malfamati del suo quartiere. Fa la donna delle pulizie, la cameriera e l’intrattenitrice a seconda delle giornate e delle esigenze. Quando ha da poco compiuto sedici anni viene notata da alcuni impresari di “vaudeville”, che la scritturano. Senza troppi rimpianti lascia il suo quartiere e comincia a girare per gli Stati Uniti. Si esibisce prima a Filadelfia, poi a Baltimora e infine a New York. Proprio nella Grande Mela conosce una rapidissima popolarità. In questo periodo le viene appioppato anche il nomignolo di stringbean (fagiolino) per la sua altezza e l’estrema magrezza. Grazie alle sue doti canore, unite a un naturale talento recitativo si trasforma in una vedette del varietà ed un’acclamata interprete di riviste musicali. Nel 1943 è la protagonista del film “Due cuori in cielo”, un musical diretto da Vincente Minnelli nel quale interpreta il personaggio di Petunia, che due anni prima aveva già impersonato a Broadway. Nello stesso periodo crea una compagnia di varietà a suo nome e si esibisce con l’accompagnamento al pianoforte del marito Ed Mallory.

La nomination all’Oscar

Nella seconda metà del decennio, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale può essere considerata una delle maggiori attrazioni dei night club di moda di New York. La sua interpretazione nel film “Pinky, la negra bianca” del 1949 le vale una nomination ai Premi Oscar  come miglior attrice non protagonista. Prima di lei l’unica attrice afroamericana inserita tra le nominations era stata solo Hattie McDaniel. All’inizio degli anni Sessanta comincia ad accusare qualche problema cardiaco che ne limita le esibizioni e nel 1964 la costringe anche a un periodo di inattività.  Muore a Chatsworth, in California, il 1° settembre 1977. Di lei restano moltissimi dischi pubblicati da varie etichette nei quali è accompagnata da importanti orchestre, comprese quelle di Duke Ellington e Benny Goodman. Non sempre la critica l’ha giudicata benevolmente, ma questo è probabilmente frutto di un equivoco dovuto a un pregiudizio: se sei nera devi cantare o jazz o blues. In realtà la sua voce poderosa, dallo splendido timbro e dalla eccezionale duttilità, non ha le qualità drammatiche tipicamente blues e nemmeno i colori del jazz più tradizionale. È perfetta invece per quella mescola di blues, jazz, operetta, folk e altro che negli anni successivi verrà chiamata genericamente pop.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".