8 Marzo, giornata internazionale della donna, una festività che vorrebbe ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ma soprattutto le discriminazioni cui sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo.
8 Marzo sciopero della mimosa
Scosso dall’inaudita e continuata violenza cui le donne sono sottoposte da ogni parte, si anima il dibattito italiano, all’interno del quale gli animi si ribellano e fanno sentire la loro voce. L’imprenditrice vicentina Cinzia Fabris ad esempio, attiva nel settore moda e presidentessa di Cna Impresa Donna del Veneto, lancia lo “sciopero” della mimosa e dice: «Siamo stufe di essere sempre prese in giro – ha spiegato alla Nuova Venezia – l’8 marzo mazzi e mazzetti di mimosa, il resto dell’anno schiaffoni e discriminazioni” – “Lo “sciopero della mimosa” è un atto di lotta per dire al mondo che le donne ci sono sempre, lavorano, fanno impresa, crescono i figli e danno amore, ma in cambio ricevono ben poco. Bisogna cambiare il paradigma una volta per tutte». – «Noi imprenditrici non siamo certo un fattore residuale dell’economia italiana ma, nonostante questo, fatichiamo di più a trovare sostegno e sviluppo, tanto che tra metà 2013 e metà 2015, c’è stato un calo di 135 mila unità di aziende a guida femminile. Ridurre il gender gap sarebbe anche conveniente dal punto di vista economico».
Un 8 marzo di lotta nel settore pulizie e decoro della scuola
Nel settore “Pulizia e decoro nelle scuole”, su circa 18.000 addetti, ben 12.000 sono donne.
L’Usb (Unione sindacato di Base) ha indetto per l’8 Marzo uno sciopero in Sicilia, Puglia, Basilicata, Sardegna, Campania, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria ed una manifestazione in piazza di Montecitorio a Roma, a partire dalle 11 del mattino.
Carmela Bonvino, dell’Esecutivo nazionale Usb Lavoro Privato sottolinea: «Il Governo ha assunto l’impegno, per ora solo formale, di trovare ulteriori risorse per completare il progetto “scuole belle”, ma solo fino alla fine dell’anno scolastico e cioè al massimo fino a giugno” mentre si parla genericamente di valutare la possibilità di una soluzione a regime, non chiaramente individuata. La mera prosecuzione dell’appalto e del progetto “scuole belle” non dà tranquillità e prospettive e sancisce la continuazione del regime degli appalti che di fatto ha creato esso stesso gli esuberi”.
“L’alto livello dei profitti garantito alle aziende con la gara Consip, circa il 26% in più rispetto al costo del lavoro, richiede risorse spropositate a fronte dei bassi livelli occupazionali e di servizio garantiti, che oltretutto sono accompagnati da condizioni di lavoro inaccettabili, sia in termini di carichi che di flessibilità selvaggia, di assenza dei diritti e mancati pagamenti, nonchè di ulteriori periodi di ammortizzatori sociali in deroga».
Il sindacato, insieme ai lavoratori chiede che il Governo «si impegni da subito senza ulteriori indugi a realizzare l’unica soluzione possibile per mettere fine a questa storia di precarietà che dura da vent’anni, cioè la stabilizzazione degli addetti negli organici del personale Ata, con conseguente reinternalizzazione del servizi».
Un 8 Marzo di lotta.
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