Home C'era una volta Anton Giulio Majano, il padre dei teleromanzi

Anton Giulio Majano, il padre dei teleromanzi

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Il 12 agosto 1994 muore a Marino, sui colli romani, Anton Giulio Majano. Ha ottantacinque anni ed è considerato il padre, più che l’inventore, del teleromanzo italiano.

La guerra e la Resistenza

Colto e appassionato di letteratura nasce a Chieti il 5 luglio 1909. Collabora a giornali e riviste pubblicando anche un paio di romanzi senza grande fortuna. Dopo aver frequentato l’Accademia Militare di Modena diventa ufficiale effettivo e allo scoppio della seconda guerra mondiale si ritrova schierato sul fronte africano. Tornato in Italia partecipa alla Resistenza comandando una formazione partigiana. Dopo lo sbarco degli alleati e la liberazione del meridione partecipa allo sforzo bellico dagli studi radiofonici di Bari con il programma “Italia combatte”. Dalle trasmissioni in voce passa alle immagini nel 1949 occupandosi della regia del film “Vento d’Africa”. Nel 1953 dirige uno straordinario cast di stelle in “La domenica della buona gente”, una commedia garbata con Sophia Loren, Renato Salvatori, Ave Ninchi, Nino Manfredi, Bice Valori e Riccardo Cucciola.

Tra i primi a intuire le possibilità della TV

Alla nascita della televisione è uno dei primi a intuire le potenzialità del nuovo mezzo. Poco meno di un anno dopo l’inizio delle trasmissioni inventa il “teleromanzo a puntate” girando lo sceneggiato televisivo “Piccole donne”. Da quel momento lavora pressoché a ritmo continuo producendo una ventina di teleromanzi in vent’anni. Tra i più popolari sono da ricordare “L’isola del tesoro”, “Una tragedia americana”, “La cittadella”, “David Copperfield”, “E le stelle stanno a guardare”, “La freccia nera” “Marco Visconti” e due cicli di “Qui squadra mobile”. Per la radio cura invece un ciclo dedicato ai romanzi di Simenon.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".