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Burkina Faso, stop all’OGM di Monsanto nel cotone

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L’indutria del cotone in Burkina Faso era in profonda crisi. Dopo l’accordo stretto con la Monsanto che prometteva meno lavoro, più rendimenti e più profitti, i produttori si sono ritrovati in mano solo bassi guadagni e scarsa qualità del cotone, decidendo così di dire basta alle sementi OGM.

Dopo la svolta che in qualche modo li ha riportati al passato e alle coltivazioni tradizionali, il raccolto è risultato ottimo e il prodotto di qualità eccellente, il cotone si vende bene e ad un costo più equo.

Il Burkina Faso abbandona il cotone OGM di Monsanto

I produttori di cotone del Burkina Faso sono stati irremovibili: la scarsa qualità del cotone BT Ogm  e le vendite che calavano inesorabilmente li hanno convinti a mettere fine agli accordi presi con la multinazionale degli Ogm Monsanto, oggi acquisita dalla Bayer.

Secondo Monsanto la colpa di questo disastro risiede nel ‘cattivo utilizzo del loro prodotto’, ma la realtà è che il risultato dell’operazione messa in piedi dalla multinazionale, seppur accolta in un primo momento dai coltivatori, ha reso la fibra troppo corta e completamente inadatta a rientrare nei canoni di qualità, tanto da innescare grosse perdite finanziarie.

L’Aicb, l’Association interprofessionnelle du coton du Burkina (Aicb), ha quindi preso in mano la situazione e, appoggiata dal nuovo governo eletto dalle elezioni democratiche, ha chiesto alla multinazionale un risarcimento che quantifica il danno in 50 miliardi di franchi Cfa (circa 74 milioni di euro). Secondo i maggiori coltivatori del paese, la cifra dovrebbe essere riconosciuta a fronte non solo di un danno economico, ma anche di immagine, per  un prodotto considerato l’oro bianco del Paese, la loro seconda risorsa dopo l’oro, ma quello vero.

Cotone Monsanto, la storia non finisce qui

Il ritorno al cotone convenzionale del Burkina Faso però non è un rifiuto al cotone OGM (e quindi neppure alla partnership con Monsanto), ma piuttosto un ripiegamento per cause di forza maggiore, in attesa che la multinazionale continui le ricerche per migliorare la lunghezza della fibra del cotone prodotto in Burkina Faso.

La stessa Sofitex , una delle principali compagnie cotonifere del paese, ammettere che «Il ritorno alla coltura del cotone geneticamente modificato di Monsanto o di qualsiasi altro marchio che sviluppi delle tecnologie similari potrà essere preso in considerazione dall’Association interprofessionnelle du coton du Burkina (Aicb) solo quando saranno attuati i lavori di recupero delle caratteristiche del label coton burkinabé».

Gli agricoltori crederanno ancora alle promesse di Monsanto?