Home C'era una volta Cousin Joe, il bluesman che amava i fiumi

Cousin Joe, il bluesman che amava i fiumi

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Il 20 dicembre 1907 nasce a Wallace, in Louisiana, il pianista e cantante blues Cousin Joe. Registrato all’anagrafe con il nome di Joseph Pleasant, fa le sue prime esperienze musicali accompagnando al pianoforte e all’organo i cori gospel delle chiese battiste della Louisiana, a quell’epoca rigorosamente riservate ai neri.

Dagli altari ai battelli

Dalle chiese Cousin Joe passa poi ai locali di New Orleans e, soprattutto, ai battelli che scivolano lenti sul Mississippi carichi di un’umanità varia i cui si mescolano turisti, faccendieri, giocatori di professione e semplici passeggeri. Qui entra a far parte degli Hats & Coats, una gruppo specializzato nell’intrattenimento di cui fa parte anche un altro personaggio leggendario della musica di New Orleans: Captain John Handy. La sua voce calda e, soprattutto, le storie e le battute con le quali intrattiene il pubblico tra un brano e l’altro, fanno di lui un vero e proprio showman del blues. All’inizio degli anni Quaranta la proposta della Piron Band e le sue note si fanno più jazzate mentre accompagnano le navigazioni dei Battelli “Steambot” e “Silver slipper”, due imbarcazioni che hanno fatto la storia del jazz di New Orleans.

La chiamata di Sidney e la nostalgia

Nel 1945 il grande Sidney Bechet lo vuole con lui in sala di registrazione. Bastano quei pochi dischi registrati per la King Jazz a dargli l’immortalità. Eccitato dal successo dà retta agli impresario che vogliono portarlo via da New Orleans. Se ne prima a Chicago e poi a New York, ma non riesce a sopportare la vita di quelle città. Si chiude in se stesso, diventa malinconico e perde quella verve che caratterizzava le sue esibizioni sui battelli. Agli amici confessa di sentire la mancanza del grande fiume e della sua gente. La nostalgia finisce per avere il sopravvento. Nel 1948 torna sulle rive del suo amato Mississippi, in quella comunità nera del french quarter che non ha mai smesso di amarlo. Ritrova i vecchi amici e, soprattutto, ritrova un pubblico fedele pronto ad accorrere come un tempo ad ascoltare le sue lunghe storie alla Preservation Hall, alla Bourbon House o al Moulin Rouge. Ritrovata la voglia di suonare e di cantare giura a se stesso di non lasciare più New Orleans. Manterrà fede al giuramento, anche se a modo suo. Non la lascerà mai più in modo definitivo ma accetterà di suonare dovunque, con una predilezione particolare per quelle città attraversate da un fiume. Muore il 2 ottobre 1989.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".