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Da Chagall a Matisse, il misterioso tesoro di Hitler

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Reinhard Nemetz, capo della procura inquirente di Augusta, ha parlato di una «dimensione pazzesca» della scoperta. Si tratta del “tesoro” di Hitler appena ritrovato a Monaco di Baviera di cui emergono, ora, altri inquietanti scoperte.

SOno circa 1.500 le opere tra tele, litografie, disegni, grafiche, acquarelli della collezione segreta scoperta nell’appartamento a Monaco del collezionista Cornelius Gurlitt (79 anni). Ci sono capolavori dell’arte del ‘900 ma anche di periodi più antichi, incluso Duerer. L’opera più antica è del XVI secolo.

Secondo gli esperti si tratta di opere dal valore unico anche perché ancora non catalogate, fra cui uno Chagall e un Dic. Ma anche un Canaletto, una incisione di Padova di provenienza ignota, figura nel tesoro. E ancora Renoir, Matisse, Picasso, Toulouse-Lautrec, Courbet, Marc, Nolde, Macke, Kokoschka, Schmidt-Rottluff, Kirchner, Beckmann, Liebermann.

Da Chagall a Matisse, il misterioso tesoro di Hitler

Delle circa 1.500 opere rinvenute, 1.285 erano senza cornice e 121 con. Meike Hoffmann, dell’Ufficio ‘Arte degeneratà della Freie Universitaet di Berlino, ha cominciato un anno e mezzo fa il lavoro di identificazione delle opere, ma è ancora all’inizio. Non si sa quanto tempo ci vorrà

Non è ancora chiaro di chi siano. Anche questo è un nodo da sciogliere. Alcune sembra appartenessero allo stesso Gurlitt ma la maggior parte appartengono quasi con certezza alle razzie e alle violenze perpetrate dai nazisti a danno degli ebrei.

Si prevede, anche, una valanga di richieste di restituzione. E dire che alla scoperta si è arrivati per caso: su un treno da Zurigo a Monaco, i doganieri si insospettiscono di Gurlitt, gli trovano addosso 9mila euro e pensano a una frode fiscale. Cominciano le indagini fino a che, con un mandato di perquisizione, si arriva alla scoperta sensazionale, si può dire senza alcun precedente nella storia dell’arte.

Ad Augusta, in una conferenza stampa, gli inquirenti hanno precisato che la perquisizione è avvenuta nella primavera 2012 (non 2011). I capolavori erano ben conservati in scaffali e cassetti, un po’ sporchi ma, fortunatamente, non rovinati. Delle circa 1.500 opere rinvenute, 1.285 erano senza cornice e 121 con. Meike Hoffmann, dell’Ufficio ‘Arte degeneratà della Freie Universitaet di Berlino, ha cominciato un anno e mezzo fa il lavoro di identificazione delle opere, ma è ancora all’inizio. Non si sa ancora quanto tempo ci vorrà.

Molte opere sembrano provenire dalla collezione del padre di Gurlitt, Hildebrand, un noto mercante d’arte molto attivo nel Terzo Reich.

Perchè tanta segretezza da parte degli inquirenti? Il contrario sarebbe «controproducente», ha sottolineato il procuratore Nemetz: le «indagini sarebbero compromesse e le opere a rischio». La «dimensione pazzesca» del caso ha costretto a rafforzare la sicurezza: i quadri non si trovano più nel deposito della dogana a Garchning, ma sono stati trasferiti, ora, in un luogo segreto. «La segretezza è la migliore sicurezza», ha spiegato Siegfried Kloeble della dogana di Monaco. Per la stessa ragione, contro il desiderio di molti degli eredi dei probabili proprietari, le autorità non metteranno in rete il catalogo del tesoro. Gli interessati potranno rivolgersi alla Procura.

Restano ancora parecchi misteri: a partire da Gurlitt, di cui nessuno sa nulla a parte il fatto che sembra sia un vero misantropo.

L’unica certezza è che è indagato per sospetti reati fiscali, che ha un passaporto austriaco e che, oltre alla casa a Monaco, è proprietario di una villetta a Salisburgo.

Ma restano le domande più urgenti: cosa ne sarà delle opere? Di questo inestimabile tesoro?