Home C'era una volta Ferruccio Lamborghini, l’uomo che trasformava veicoli militari in mezzi agricoli

Ferruccio Lamborghini, l’uomo che trasformava veicoli militari in mezzi agricoli

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Tra i grandi marchi che hanno caratterizzato nel mondo la produzione delle auto sportive italiane la Lamborghini è quella relativamente più “giovane”. La sua leggenda inizia il 28 aprile 1916 quando, a Renazzo di Cento, in provincia di Ferrara, nasce da una modesta famiglia di agricoltori Ferruccio Lamborghini.

Il toro nel logo

La sua innata passione per i motori e per le macchine in genere lo porta a Bologna, la grande città dove un giovane appassionato può studiare ingegneria meccanica. Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, viene spedito nella base dell’aviazione militare italiana a Rodi dove opera come tecnico riparatore. Alla fine del conflitto la crescente domanda di trattori del mercato italiano e l’acquisita esperienza nelle riparazioni spingono Ferruccio Lamborghini a impegnarsi nella produzione di trattrici comperando veicoli militari sopravvissuti alla guerra e trasformandoli in macchine agricole. Nel 1948, a Pieve di Cento, nasce la Lamborghini Trattori, la prima azienda ad avere nel logo il toro, segno zodiacale di Ferruccio Lamborghini. In breve tempo diventa una delle case leader del mercato italiano delle macchine agricole. Successivamente, dopo aver impiantato la produzione di bruciatori a nafta e di condizionatori, il fondatore pensa di allargare i propri orizzonti aziendali alla produzione di elicotteri, ma si scontra con il diniego del governo italiano. Siamo all’inizio degli anni Sessanta e, chiuso il sogno degli elicotteri, decide di mettersi in concorrenza con Ferrari nel settore delle vetture sportive.

Il litigio con Ferrari

La leggenda racconta che tutto era iniziato dopo un problema sul cambio della sua nuova Ferrari. Alle sue proteste il focoso ingegnere Enzo avrebbe risposto «Tu continua a costruire trattori e a me lascia costruire le mie macchine sportive». Piccato e offeso nell’orgoglio il buon Ferruccio avrebbe risposto con i fatti. Cosi nel 1963 nasce la Automobili Ferruccio Lamborghini SpA. Quasi contemporaneamente vede si inaugura la fabbrica a Sant’Agata Bolognese, da cui negli anni successivi usciranno alcune fra le più belle e potenti auto della storia dell’automobilismo italiano. Basta citare nomi come Miura, 350GTV, Espada, Jalpa, LM004 o Countah per capire la filosofia della Lamborghini: innovazione, scelte tecnologiche a volte radicali e senza compromessi e, soprattutto, una fortissima e decisa personalità stilistica. Lamborghini si appassiona alla fabbrica, alle sue vetture, ma non intende lasciarsi condizionare la vecchiaia. Nel 1973, quando vede che in famiglia non c’è nessuno interessato a seguirne le orme inizia a pensare al ritiro dalle scene. Vende l’intero pacchetto azionario a due svizzeri, Georges ed Henri Rossetti, si ritira in Umbria in un grande vigneto di sua proprietà e si dedica con successo alla produzione di vino. Il campione delle sue cantine è un vino rosso dei Colli del Tradimento, ma il marchio con cui viene commercializzato, indelebile e conosciuto da tutti, è “Sangue di Miura”. Proprio nella tenuta umbra morirà a settantasette anni, il 20 febbraio 1993.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".