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Greenpeace, il referendum sulle Trivelle può cambiare il paese

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Greenpeace ci ha abituati da sempre ad azioni eclatanti, gesti e iniziative che catturano l’attenzione di chi guarda. E anche questa volta non si è smentita. Un team di 10 climber è entrato in azione su una delle più belle scogliere italiane, la “Montagna Spaccata”, nei pressi di Gaeta, per richiamare l’attenzione sul referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile.

Il 17 Aprile vota si. Greenpeace sulla montagna Spaccata

Respingere o confermare la strategia fossile del governo Renzi, che individua nelle scarsissime riserve nazionali offshore di petrolio e gas il principale asse di sviluppo energetico del Paese, dipende da tutti noi.

I climber di Greenpeace hanno aperto due enormi striscioni per ricordarcelo: “Stop trivelle, il 17 aprile vota sì”.

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Referendum trivelle, l’opinione pubblica non è informata

Non soltanto Greenpeace pensa che su questo referendum si stia facendo troppa poca informazione e molto probabilmente la cosa è voluta.

Visti i tempi ridottissimi della campagna referendaria – imposti dal governo per scongiurare il quorum – si rischia di arrivare alla data del voto con una buona parte dell’opinione pubblica poco o per nulla informata. Greenpeace considera questa strategia di strisciante sabotaggio del voto referendario un atteggiamento lesivo della democrazia. Per questo l’associazione ambientalista fa appello a tutte le personalità, le organizzazioni e i singoli cittadini che hanno a cuore il libero confronto e la sovranità popolare affinché si mobilitino per fare informazione e coinvolgere gli italiani in una consultazione della massima importanza.

Andrea Boraschi, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace, sottolinea in poche parole l’importanza della decisione che tutti i cittadini sono chiamati a prendere: «Ci stiamo battendo per spiegare che il referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile è un appuntamento che riguarda il nostro Paese nella sua interezza. Votare Sì significherà chiarire al governo che non vogliamo le trivelle nei nostri mari, che preferiamo l’oro blu all’oro nero, che il turismo, la pesca sostenibile e la qualità dei paesaggi valgono molto più dei pochissimi barili di greggio o delle misere riserve di gas che potremmo estrarre dai nostri fondali».

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Greenpeace ritiene che solo il voto dei cittadini possa fermare la miope strategia energetica del governo, basata sulle vecchie e inquinanti fonti fossili, e incoerente con gli impegni per ridurre le emissioni di gas serra assunti dall’Italia nell’ultimo vertice sul clima di Parigi.

La strategia di questo governo non accresce l’indipendenza energetica del Paese, non crea nuova occupazione (se non in quantità irrisoria) e non porta soldi nelle casse pubbliche, ma anzi serve solo a mantenere l’Italia nell’era delle fonti fossili, causa principale dei cambiamenti climatici e di sanguinosi conflitti che continuano a ripetersi, oltre che a rappresentare un rischio per il mare e per alcuni dei più preziosi patrimoni paesaggistici del Paese.