Home C'era una volta I killer uccidono Eddie Jefferson

I killer uccidono Eddie Jefferson

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Il 9 maggio 1979 il cantante jazz Eddie Jefferson sta uscendo da un locale di Detroit, nel Michigan. Da un’auto in corsa partono alcuni colpi d’arma da fuoco che lo colpiscono a morte..

L’inventore del “vocalese”

La polizia parlerà di un regolamento di conti: Eddie avrebbe fatto uno sgarro a una gang della città. Muore così a sessant’anni l’inventore del “vocalese”, una tecnica che consiste nel corredare di versi stravaganti e spiritosi famose improvvisazioni. Figlio di un famoso entertainer, inizia giovanissimo la carriera artistica esibendosi come ballerino e cantante in vari show musicali. Nel 1939 è a Chicago con l’orchestra di Coleman Hawkins e negli anni successivi passa di gruppo in gruppo. Nel 1946 è uno dei protagonisti dello show di Lanny Ross e qualche anno dopo forma il gruppo Billie & Eddie per accompagnare Sarah Vaughan. Parallelamente sviluppa la tecnica del vocalese che avrebbe messo a punto pochi anni dopo.

Con Moody i primi successi

Nel 1953 entra nell’orchestra di James Moody dove rimane per alcuni anni nella duplice veste di manager e cantante. Proprio in questo periodo perfeziona definitivamente il vocalese. Il primo brano strutturato in tal senso è un’esecuzione vocale da un assolo dello stesso Moody in I’m in the mood for love. Sull’onda della popolarità acquisita e dell’allargarsi del pubblico interessato al jazz, all’inizio degli anni Sessanta pubblica un buon album a suo nome. Il risultato incoraggia i discografici a puntare su di lui e a pubblicare vari dischi nei quali può contare sull’accompagnamento di moltissimi musicisti di valore come il suo amico James Moody, Richie Cole, George Duvivier e molti altri. Nel 1975 tocca il vertice della popolarità vincendo il referendum indetto dai critici della rivista Down Beat, quale miglior cantante.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".