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I messaggi che curano paura e solitudine

COPERTINA Acquerello di Placido Scandurra 1997

Appena uscito il libro di Marco Testi – La cura. Il libro come salvezza dalla solitudine e dalla paura – (Fuorilinea 2021 www.fuorilinea.it). In copertina un acquerello del maestro Placido Scandurra www.placidoscandurra.it

Il libro è prezioso, tanto che personalmente lo proporrei per un inserimento nei programmi scolastici delle scuole superiori, poiché non si limita a dimostrare quanto certe idee e certi valori, che ci vengono trasmessi dalla letteratura e dall’arte precedente al nostro tempo, siano intramontabili e straordinariamente attuali e che non finiscano mai di insegnare qualcosa che vada al di là dell’informazione sterile e del mero nozionismo, ma è una vera e propria guida introduttiva ed originale ad una serie di autori.

MARCO TESTI foto di Valter Sambucini

Inoltre quello che si mette qui in risalto è la narrazione, il messaggio simbolico veicolato dai linguaggi che aiutano a sopravvivere ed a superare creativamente situazioni di pericolo incombente e di minaccia. La vita stessa degli esseri umani è intessuta di linguaggio nella sua forma costitutiva e creativa, come ben ci hanno spiegato i metodi e le teorie dello strutturalismo linguistico, estesi in ambito critico letterario e scientifico, con particolare riguardo all’antropologia, alla psicoanalisi, al marxismo e all’epistemologia. Non dimentichiamo infine che il Vangelo di Giovanni inizia proprio con i versetti (1:1-3): «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.»

In questo libro non a caso viene citata, fin nella prefazione, la celebre raccolta “Le Mille e Una Notte” dove la voce narrante di Shahrazād ha la meglio sulla brutalità del potere ed ha facoltà di liberazione, non solo di se stessa, ma di tutta la catena delle donne minacciate da sempre di morte. Citando sempre dalla prefazione di Tonino Cantelmi – Psichiatra, psicoterapeuta, direttore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale, Professore di Cyberpsicologia presso l’Università Europea di Roma – si evince anche un chiaro appello a quella proprietà transitiva che riguarda i neuroni specchio che si attivano involontariamente anche attraverso la lettura

Riflettendo sul fatto che il libro è stato scritto nell’Annus Horribilis 2020, non si può non sospettare che sia frutto di riflessioni scatenate dalla dura ferita che ha rappresentato la pandemia, ma già prima del 2019 si sentiva parlare di Nuovo Rinascimento, inoltre già si citava la celebre frase di Dostoevskij – La bellezza salverà il mondo. Facile capire cosa si intendesse per bellezza … e soprattutto sapere che in un mondo antropizzato come il nostro, dove sono aumentate esponenzialmente le infezioni pandemiche virali (zoonosi) che si sommano ad altri tragici problemi legati all’inquinamento, alla progressiva sostituzione degli allevamenti intensivi e monoculture, alla biodiversità, all’impoverimento del suolo ed allo scellerato sfruttamento intensivo di risorse ormai quasi esaurite, si aggiunga un altro tragico problema. Mi riferisco all’uso attuale dei linguaggi, la loro possibile frammentazione e perdita di senso, nell’omologazione e nell’appiattimento, come già denunciò Umberto Eco e certamente descritto nei dettagli da Zygmunt Bauman, causando conseguenze assai gravi sul nostro equilibrio psicofisico e le relazioni sociali.

Questa nuova dimensione in cui siamo entrati da tempo è il risultato di un uso scorretto dei sistemi informatici e dei social media, inseriti in una politica economica fagocitante che ci sottopone e condanna all’esposizione ad un bombardamento di immagini e informazioni contraddittorie; parcellizzate esse tendono a sovrastarsi le une alle altre, utilizzando quasi esclusivamente il facile accesso agli istinti primari. Tutto ciò è inserito dentro un ritmo temporale accelerato e alienante, che accettiamo nell’illusione di trasformarci in organismi multitasking e multimediali, purtroppo anche per stare al passo con le richieste lavorative attuali, spesso inesorabili e disumane.
E’ dimostrato però che l’abilità di fare più cose nello stesso momento è pagata con aumento dell’ansia, della depressione, della fatica a focalizzare i pensieri ed organizzare le priorità; una perdita di memoria che non sia solo accumulo di informazioni, ma che includa ancora la capacità di programmare ed organizzare il pensiero profondo. Inoltre il nostro organismo psicofisico ci dona una piacevole scarica di dopamina non appena completiamo un’attività, ma questo presuppone l’esigenza di un tempo logico, senza saltare da un argomento all’altro o passarlo ad altri come nella celebre catena di montaggio del “taylorismo”. Uno studio condotto dalla Stanford University e un altro condotto dalla University of London hanno evidenziato che si tende a perdere la capacità di filtrare le informazioni importanti, diventando, paradossalmente, meno efficienti e più lenti, non dimenticando che è proprio la capacità attentiva a soffrirne, come scritto in un celebre articolo su The Independent che la paragonava al breve tempo attentivo di un pesce rosso chiuso in una boccia di vero.

PLACIDO SCANDURRA nel suo studio foto di Valter Sambucini

Vivere prigionieri del presente e sotto pressione si rischia di sostituire la realtà del corpo e confondere la percezione dei suoi veri bisogni, in un contesto in cui sta sparendo la fiducia in qualsivoglia entità che garantisca la possibilità di risolvere i problemi sociali/personali, nella crisi delle ideologie, dei partiti, nella incertezza del diritto, nella scomparsa di una comunità di valori che permetta di sentirsi parte di qualcosa. Quello che resta è spesso un riconquistato individualismo, ma esasperato e fragile, dove ciascuno non si fida più di nessun altro, mentre il poter apparire, anche effimero, sullo specchio del mondo sembra l’ultima occasione che rimane per darsi valore di esistenza in vita, di fatto realizzando la celebre predizione di Andy Warhol già negli anni ’60.

L’autore Marco Testi, giornalista ma anche docente, ha capito benissimo che le persone vogliono tornare attive nei confronti della propria mente e del proprio corpo ed anche relazionarsi con gli altri in una maniera più umana (non solo attraverso i social elettronici) per contrastare e combattere ansia e sfiducia. A suo favore devo citare un articolo de L’Espresso del 26 febbraio 2017 (editoriale di Tommaso Cerno) della rivincita progressiva del libro cartaceo sul digitale proprio per la sua consistenza multisensoriale. Il titolo? “Carta vince” … nella ricerca di punti significativi o nodali dell’esperienza “in sinestesia” come condizione senso/percettiva irrinunciabile, poiché solo l’esperienza multisensoriale sembra, ci ricollega con la realtà e la memoria e di fatto con la nostra mente/corpo.

Marco Testi del resto scrive una sua introduzione che ci dice molto su di lui:

 Mettendo in fila i titoli dei vari capitoli del libro si ha subito un’idea della profondità della sua ricerca, che si dipana in un percorso letterario interessante, come spesso ha fatto nei suoi precedenti libri, rileggendo autori noti e meno noti, classici o contemporanei, attraverso un’ottica diversa ed originale. Per questo ed anche per la passione che ci trasmette attraverso una scrittura complessa ma leggibilissima, lo ritengo un’opera adatta a tutti e molto utile per ricominciare a vivere.
Leggere per salvarsi. E salvare – La cura del senso – La cura dell’amore – La cura del racconto – La cura nella riscoperta di se stessi – La cura della poesia – La cura del viaggio nel quotidiano – Poesia e musica: la cura dell’incontro – La cura della storia – La cura del mito – La cura della speranza.
Vorrei infine citare, dal capitolo “Poesia e musica: la cura dell’incontro – La Cura dell’altro. E nell’altro” un’osservazione dell’autore anche sul testo di una canzone di un autore molto amato e recentemente scomparso Franco Battiato –

Franco Battiato, Manlio Sgalambro – La cura.

 Marco Testi, storico della letteratura e critico, si interessa dei rapporti tra letteratura e cultura di alcune epoche. Scrive sulle pagine culturali di testate nazionali come l’agenzia stampa della Cei, “SIR”, la rivista “Segno”, “L’Osservatore romano”, “La Civiltà cattolica”, la rivista internazionale di letteratura “Fili d’aquilone”. Nel 2007 è apparso il volume Altri piani, altre valli, altre montagne, la deformazione dello spazio narrato in Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (Lecce), che approfondisce la scrittura dello scrittore senese in relazione con l’arte novecentesca. In Una città come mito, tradotto in inglese, (2000), e nei suoi volumi su Ettore Roesler Franz e i viaggiatori-artisti del Grand Tour ha approfondito il rapporto tra simbolismo, scrittura e immagine.
È stato insignito del premio Ettore Roesler Franz 2019 per il suo lavoro di ricerca dei rapporti tra arte, letteratura e cultura, soprattutto attraverso l’opera del pittore della Roma sparita. Nel 2009 è uscito Tra speranza e paura: i conti con il 1789. Gli scrittori italiani e la rivoluzione francese, (Ravenna), e, nel 2014, Il poeta, il suo tempo, la città (Roma), sui rapporti tra Camillo Sbarbaro e la cultura del suo tempo. Del 1992 è il suo primo libro, Il romanzo al passato (Roma), nel quale ha analizzato lo sviluppo del romanzo storico nel ’900. In Frammenti d’occidente (Subiaco, 2003) e nel recente Sentieri nascosti (Roma, 2019), ha affrontato il motivo degli scrittori “rimossi” o da riscoprire oggi. È docente nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Trocchi” di Nepi-Civita Castellana, collegato alla Facoltà di Teologia della Pontifcia Università Lateranense.

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