Home C'era una volta Johnny Guarnieri, l’italoamericano che suona come un nero

Johnny Guarnieri, l’italoamericano che suona come un nero

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Il 23 marzo 1917 nasce a New York, il pianista Johnny Guarnieri, considerato dal critico francese Panassié uno dei pochi jazzmen bianchi capaci di assimilare il linguaggio dei neri.

Il debutto alla fine degli anni Trenta

Figlio di una famiglia di commercianti italiani emigrati negli USA e stabilitisi a Brooklyn, dove Johnny è nato, impara a suonare il pianoforte dal padre, musicista dilettante e alla fine degli anni Trenta debutta come professionista nell’orchestra di George Hall, prima di passare nelle grandi orchestre swing di Benny Goodman e di Artie Shaw fra il 1939 e il 1941. Proprio nelle due orchestre il giovane Guarnieri perfeziona il proprio stile assimilando le lezioni di Fats Waller, Count Basie e Teddy Wilson. Dal primo infatti attinge la verve interpretativa, da Basie la nervosa scansione ritmica e da Wilson infine la capacità di attingere alle atmosfere della musica colta occidentale.

L’esperimento al clavicembalo

Shaw lo vuole accanto a sé anche nel curioso esperimento degli Artie Shaw’s Gramercy Five, un piccolo gruppo nel quale Guarnieri suona il clavicembalo. Nel 1942 è con Jimmy Dorsey e l’anno dopo con Raymond Scott e Cozy Cote. Nel primo dopoguerra preferisce evitare impegni fissi e si dedica a moltissimi progetti anche contemporaneamente. Suona così al fianco di Cootie Williams, Billy Butterfield, Louis Armstrong, Don Byas, Barney Bigard, Roy Eldridge, Coleman Hawkins, Rex Stewart e Ben Webster. Per un breve periodo fa coppia con Lester Young. Negli anni Sessanta rallenta l’attività andando a stabilirsi definitivamente a New York dopo tanti vagabondaggi attraverso gli Stati Uniti. Muore il 7 gennaio 1985.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".