E’ Vito Nicastri, imprenditore di Alcamo, il magnate indiscusso dell’eolico siciliano. Ora è stato arrestato ed il suo patrimonio sequestrato perché colluso con la mafia.
La DIA di Palermo ha sequestrato un patrimonio di circa 1,3 miliardi di euro. Un patrimonio immenso se si considera che Nicastri, fino a qualche anno fa, era un semplice elettricista alcamese.
Grazie a frequentazioni molto discutibili – si parla di Salvatore Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro -, in pochissimo tempo ha scalato i ranghi sociali per arrivando ad essere l’imprenditore eolico più importante del Paese. Un partner commerciale di fondamentale importanza per le multinazionali estere che volevano investire denaro nell’energia pulita.
Grazie non solo alle frequentazioni mafiose, ma anche a possibili collusioni con esponenti di spicco della politica siciliana, ha iniziato una carriera da progettista e procacciatore d’affari d’impianti eolici. L’attività è cresciuta così a dismisura che diventò nel breve periodo l’imprenditore più importante del Paese.
Vito Nicastri, mafia ed eolico
L’attività era sin già dall’inizio molto remunerativa, procacciando terreni, seguendo le pratiche amministrative e edilizie, tessendo rapporti con i contadini locali, la parcella che staccava arrivava a toccare i 15 milioni per un parco eolico di medie dimensioni. L’imprenditore Nicastri si è così impossessato della titolarità di più di metà di tutti i progetti che hanno passato l’esame dell’assessorato all’Industria e dell’assessorato al Territorio e ambiente.
Ora toccherà alla magistratura far chiarezza sull’andamento del malaffare e constatare se è avvenuto tutto illecitamente o solo coincidenze. Spetta ai magistrati e agli avvocati dibattere e decidere di conseguenza in base alle prove. Quel che è certo è che la mafia ha messo gli occhi sulla green economy, puntando da subito l’affare lucroso.