Home C'era una volta Love me tender, il primo film di Elvis Presley

Love me tender, il primo film di Elvis Presley

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Il 16 novembre 1956 viene distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il primo film di Elvis Presley. Si intitola “Love me tender” e verrà proiettato anche nelle sale italiane con il titolo di “Fratelli rivali”. Il lungometraggio segna il debutto sul grande schermo del ragazzone bianco amato dalle teen-ager che ha saputo addomesticare il rock and roll.

Nulla è lasciato al caso

Artefice dell’incontro di Elvis con il cinema è stato Hal Wallis, il magnate che l’anno prima l’ha convinto a firmare un sostanzioso contratto con la 20th Century Fox. Con la tipica programmazione hollywoodiana nulla è stato lasciato al caso. Anticipazioni e scandaletti inventati dagli abili uffici stampa hanno costellato le cronache per tutta la lavorazione dei film. Molto tempo prima della sua uscita nelle sale nella centralissima Times Square di New York è stata collocata una sagoma bianca alta più di quindici metri con un enorme punto interrogativo al centro. Giorno dopo giorno sono stati aggiunti i contorni, poi lo sfondo e, infine, l’immagine di Elvis. Le cronache riportano che nel giorno in cui l’immagine del cantante è stata collocata al centro della sagoma il traffico è rimasto bloccato a lungo da un numero crescente di giovani fans entusiasti. Una volta preparato il terreno la Fox provvede a stampare un numero record di copie della pellicola in modo da poter invadere tutti i principali cinema degli Stati Uniti. Il risultato è all’altezza delle aspettative: in tre giorni di programmazione il film copre le spese d’incasso. La storia, d’ambientazione western, racconta le vicende di due fratelli innamorati della stessa ragazza alla fine della Guerra di Secessione. Probabilmente, senza la presenza di Elvis Presley, il film non avrebbe retto neppure un giorno di programmazione. Ma Elvis c’è e questo ai suoi fans basta.

Nasce il Presley business

Quel 16 novembre 1956 segna l’inizio del cosiddetto “Presley business”, una vera e propria organizzazione commerciale che nasce per sfruttare al meglio il fenomeno di massa. Magliette, jeans, pupazzi, giubbotti, stivali, cuscini e altri getti trovano spazio sul mercato grazie all’immagine del cantante. Sul piano musicale il film rappresenta un passo in più verso la definitiva normalizzazione di Elvis Presley che, nonostante la forza della canzone che dà il titolo al film, appare sdolcinato e sempre più uguale ai tradizionali interpreti bianchi di country. Elvis Presley diventa così il personaggio simbolo della trasformazione del rock in un grande affare. Incarnando con la sua immagine pubblica una ribellione più formale che reale, priva di carica eversiva, ha depotenziato il rock and roll delle origini fino a farne in uno dei tanti aspetti della “America way of life”. La sua faccia pulita e la sua trasgressione “accettabile”, contrapposte al demoniaco rock’n’roll dei neri, ma anche di ribelli bianchi come Jerry Lee Lewis, rassicurano l’opinione pubblica americana, garantendogli l’appoggio dei media e segnano il suo trionfo. Tradotta così però la storia, pur corretta nell’analisi, non rende merito a un personaggio meno scontato di quello che sembra. Elvis è più vero di quel che il mito ha regalato ai posteri. Resta folgorato dalla musica nera, dall’espressività corporale dei cori gospel e dalla vocalità graffiante dei dischi di rhythm and blues quando, ancora con i calzoni corti, canta nel coro della sua chiesa. Il tratto distintivo della sua ispirazione artistica non è artefatto, tutt’altro.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".