Home Eco Culture Mario Prontera: «La donna, mia Musa ispiratrice»

Mario Prontera: «La donna, mia Musa ispiratrice»

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Mario Prontera
La copertina di "Sui gradini della notte"di Mario Prontera

Poeti si nasce o si diventa? Nel caso di Mario Prontera è proprio il caso di dire che ci si diventa. Daily Green è andata a intervistare il poeta salentino appena dopo l’uscita del suo ultimo lavoro Sui gradini della notte (Rupe Mutevole, 2015).

La poetica di Mario Prontera

Mario Prontera, prima di tutto benvenuto sulle pagine di Daily Green. A leggere il tuo profilo, colpisce molto la tua frase “sono un venditore ambulante di parole, anche usate, che dico, abusate!” A tal proposito, vuoi raccontarci un po’ di te?

Tradizionalmente, si dice che “poeti si nasce, non si diventa”. A esser sincero, sono nato mancino, daltonico, nel Capo di Leuca e sotto i “giorni della merla” dell’A.D. 1950, in un piccolo sobborgo contadino, da una maestra elementare che, a quattro anni, mi insegnò a scrivere con la mano destra e da un maestro delle lettere classiche che mi ha trasmesso un certo gusto, saggio e autoironico, tipicamente oraziano, di sentire le cose della vita. Con la stessa sincerità, posso dire che, fino a quindici anni fa, avrei immaginato e pensato tutto tranne che essere poeta. La mia prima passione, del Mario Prontera bambino, il mio primo amore è stato la fotografia, praticata a livello di autodidatta dall’età di dieci anni. Poeta divento più tardi, un po’ per caso, un po’ per gioco, un po’ per necessità quando, nel 2005, la mia primogenita Martina iniziò i suoi studi universitari a Milano. Questo prolungato distacco da mia figlia mi immalinconì non poco e in quel periodo l’unico modo per tenermi in contatto con Martina erano il cellulare e gli sms. Potrà sembrare strano, ma tutte le circa duecento poesie che ho scritto, sono nate e continuano a prendere forma sulla tastiera del mio cellulare. Le prime, in particolare, nascono proprio come sms ispirati da “Martina lontana” e inviati a “Martina lontana”. Non avrei mai pensato che quelle semplici poesie le avrei pubblicate in Estate 2005 e dintorni: sproloqui notturni in cerca di audizione e, comunque, fatalmente alle stelle! (Carra editrice, 2007). Come poeta, mi piace paragonarmi a un venditore ambulante di parole perché in fondo, i primi poeti della storia, i lirici come Omero, erano tali soprattutto perché erano gente che andava in giro e cantava le proprie poesie o Mario Prontera sbaglia?

Hai già pubblicato un libro, Quasi come un poeta (Rupe Mutevole, 2014). In queste pagine, troviamo argomenti importanti come la famiglia, la terra e una donna “speciale”. Ecco, quanta importanza hanno le donne nella vita e nella poetica di Mario Prontera?

In fondo, Quasi come un poeta è, in buona parte, una rivisitazione della mia opera prima, dell’estate 2005, e qui, di comune accordo con l’editor Fioralba Focardi, abbiamo proceduto a una laboriosa opera di limatura dei testi originari mantenendo, però, l’aspetto fotografico del primo libro. In Quasi come un poeta le tematiche affrontate sono quelle classiche della terra natale, della famiglia e degli affetti quotidiani. C’è poi un riferimento non saltuario alla morte ma, in fondo, due cose sono inevitabili nell’esistenza di ognuno di noi: una è il “piacere-dovere” di vivere e l’altra è la morte. E allora, perché far finta di ignorarla? Tanto valeva prenderla di petto e cantarla, raccontarla e celebrarla poeticamente, forse anche per tentare di esorcizzarla. Ma accanto a “sorella morte”, concetto caro a Mario Prontera, tutta la raccolta pullula di figure femminili perché le donne sono state le compagne del mio lavoro di ostetrico-ginecologo ospedaliero per oltre trent’anni e perché la figura materna era stata ben presente fin dai primi anni della mia vita. Aggiungo poi che ho due figlie femmine, per cui, almeno per me, la donna è sempre stata una fonte inesauribile di ispirazione poetica. In quasi tutte le mie semplici poesie, si respira un “profumo di anima femminile”. Alcune poesie mi sono quasi state dettate da quelle che io definisco le mie diciassette muse ispiratrici; donne comuni, normali, realmente esistenti. Confesso la mia spudorata “poligamia liricheggiante”, ma in fondo, ne è valsa la pena, no?

Veniamo all’ultima “creatura” di Mario Prontera, Sui gradini della notte (Rupe Mutevole, 2015), tradotto, tra l’altro, in tedesco, spagnolo e francese. Ho avuto modo di leggere un commento dove veniva fatto risaltare il tuo “stile dolce che si mescola ad un dire sciolto, schietto, genuino, immediato che gioca con magiche parole nell’onda misteriosa del tempo e delle cose”. Quanto ti trovi d’accordo con questa considerazione riguardo il tuo stile poetico e dove, Mario Prontera, hai tratto l’ispirazione per comporre i versi di quest’opera?

Sui gradini della notte, la mia terza raccolta di poesie, segna probabilmente la mia “maturità poetica” nel senso che credo di aver chiarito, innanzitutto a me stesso prima che al lettore, qual è il mio stile: uno stile “nuovo e dolce”, dove la “novità” risiede nell’estrema semplicità semantica e grammaticale del verso e dove la “dolcezza” riposa nella musicalità del verso stesso. Sarà che cinquant’anni fa, quando dovevo studiare i grandi poeti italiani, non amavo i loro stili che trovavo ampollosi, prolissi e lamentevoli. A me, Mario Prontera, piace scrivere con poche parole e nel modo più semplice logicamente. Per intenderci: soggetto, predicato verbale o nominale e complemento diretto o indiretto, senza elidere le parole, mettendo la punteggiatura e adoperando gli articoli. Questo intendo per nuovo stile dolce! Poi la poesia può piacere o non piacere, ma il lettore più comune non dovrà faticare molto a trovare il soggetto e il verbo principale. Così mi piace comporre le poesie. Scrivo in versi semplici perché, in fondo, sono vissuto e vivo come un uomo semplice, orgoglioso delle mie origini contadine e fiero della mia terra, il Capo di Leuca; un mondo contadino dove ancora è possibile respirare un’aria umana, dove puoi assaporare il tempo e dove puoi gustare lo spazio.

Diamo uno sguardo al tuo futuro. Mario Prontera, hai già altri progetti editoriali in cantiere?  

Oltre all’edizione italiana, Sui gradini della notte è già uscito in portoghese, spagnolo, francese e tedesco. È imminente l’uscita nella versione inglese mentre, per la fine dell’anno, sarà pubblicata anche la versione araba e cinese! A tal proposito, non posso che ringraziare l’editore di Rupe Mutevole, Maria Cristina del Torchio. Se tutto andrà bene, conto di pubblicare entro il prossimo anno la mia Opera omnia e spero penultima, il che significherebbe che arriverei a vivere di sicuro almeno fino al 2017, giusto in tempo per dar vita alla mia opera ultima. Ma forse non conviene fare troppo questi conti e accontentarsi di quello che il caso o gli “dei” ci concedono giorno per giorno ed è proprio questo, credo, che è meglio fare.