Home C'era una volta Mikkel Flagstad, il sax del jazz norvegese

Mikkel Flagstad, il sax del jazz norvegese

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Il 23 aprile 1930 a Oslo, in Norvegia, nasce il sassofonista Mikkel Flagstad, il cui vero nome è Michael Flagstad.

Una famiglia di musicisti

Mikkel nasce in una famiglia di musicisti. Figlio del violoncellista Ole Flagstad e nipote del pianista Lasse Flagstad, della cantante Karen-Marie Flagstad e della cantante lirica Kirsten Flagstad, studia musica e fin dall’inizio s’interessa al jazz. Nei primi anni del dopoguerra ascolta dalla Radio dell’Esercito Statunitense dei dischi di be bop e viene immediatamente attratto da questo nuovo e all’epoca molto discusso tipo di musica. Diventa ben presto uno dei migliori esecutori norvegesi del nuovo stile, di cui è anche attivo propagandista. Dopo aver suonato in molte orchestre moderne locali, viene ascoltato nel 1951 durante una jam session dal contrabbassista svedese Simon Brehm, che poco tempo dopo lo scrittura per il suo quintetto. Flagstad rimane in Svezia fino al 1957 quando problemi di salute legati a disturbi polmonari non lo costringono ad abbandonare la musica per qualche tempo.

Un segno importante sul jazz della Norvegia

Dal 1958 al 1970 Mikkel Flagstad è una figura di grande rilievo sulla scena del jazz in Norvegia e i suoi quartetti e quintetti sono unanimemente considerati tra i migliori. Suonano in occasione di festival, concerti, nei locali notturni e accompagnando anche tutti i solisti americani che venivano in tournée. Contemporaneamente, Flagstad costituisce l’elemento di maggior rilievo della Kjell Karlsen Big Band, un’orchestra di cui fanno parte tutti i migliori suonatori di jazz di Oslo. Agli inizi degli anni Settanta una grave malattia alle dita lo costringe a rinunciare alla musica attiva. Inizialmente influenzato da Charlie Ventura e da Don Byas, dopo aver ascoltato Getz e gli altri sassofonisti tenori moderni cambia il suo stile. Muore il 22 giugno 2005.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".