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Musica e Classici, parla Marco Bonfiglio

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Classici
Lo scrittore, editor e musicista Marco Bonfiglio

Continua il viaggio di Daily Green all’interno del mondo dell’editoria italiana e questa volta fa tappa presso Marco Bonfiglio, editor e scrittore. Nato a Roma nel 1980 e laureato in Scienze della Comunicazione, gli abbiamo rivolto alcune domande volte a capire quali sono le motivazioni che spingono una persona a prendere la penna in mano e sognare di diventare uno scrittore. E, nel corso della nostra chiacchierata, abbiamo scoperto anche un’altra sua passione…

Classici e musica, le passioni di Marco Bonfiglio

Marco, qual è stata la molla che ti ha spinto alla scrittura?
In realtà, direi che è stata la scrittura a spingersi verso di me fin da quand’ero piccolo. Ha sempre fatto parte del mio modo di essere, o più precisamente del mio modo di esistere, attraverso un meccanismo estremamente complesso ma allo stesso tempo assolutamente naturale. Lo definirei con questa similitudine: la scrittura è come respirare per me. Sai che succede attraverso un processo complicato e meraviglioso ma, contemporaneamente, avviene in maniera spontanea, senza pensarci, in ogni momento della vita. Se dovessi identificare una molla, sarebbe però sicuramente nella lettura. Devo ammettere di essere infinitamente riconoscente nei confronti dei grandi classici della storia e sono assolutamente convinto che un ruolo chiave l’abbia giocato Pinocchio di Carlo Collodi. È stato il primo libro che ho letto, o meglio imparato a memoria per quante volte mi ci sono immerso all’epoca della scuola elementare, e quella possibilità di creare mondi, personaggi, storie che s’intrecciano, mi ha affascinato a tal punto che la penna non l’ho più lasciata da quando m’è finita in mano. Per questo sostengo che, per essere un ottimo scrittore, un passaggio fondamentale sia quello di essere anche un attento lettore.

Come mai la decisione di riscrivere in prosa grandi classici della storia della letteratura come l‘Odissea, l’Eneide e l’Iliade?
Come dicevo, sono debitore nei confronti dei classici perché è soprattutto grazie a loro che ho assaporato il piacere della lettura prima e quello per la scrittura poi. Successivamente, al liceo, sono entrato nel vivo di queste opere e la sensazione era quella di uno strano contrasto tra l’assoluto fascino di storie e personaggi e la fatica di doversi confrontare con un linguaggio, quello dei versi, meraviglioso ma anche difficile da seguire con costanza.

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La copertina de l'”Odissea” di Marco Bonfiglio (Fermento)

Pensavo: “Che succederebbe se a questi classici abbinassimo un linguaggio contemporaneo, come quello che si trova nei migliori romanzi di avventura e di sentimento?” E ho iniziato da l’Odissea per conto della casa editrice Fermento, perché a buon diritto può essere ritenuta il primo romanzo nella storia della cultura occidentale. Tutto il resto della letteratura nasce da lì, con il canovaccio dell’eroe che va a cercarsi guai, e quando non se li va a cercare sono loro a cercare lui. E, di conseguenza, a seguire altri classici come l’Iliade e l’Eneide sempre con lo stesso marchio. Sono storie meravigliose da tutti i punti di vista: nell’intreccio degli eventi, nel rapporto tra umani e divinità, nell’approfondimento psicologico dei personaggi fino a trasformarsi in un vero trattato sui costumi da seguire quando si ospitano amici, parenti, o stranieri. L’obiettivo di questa rilettura dei classici della letteratura era quello di fornire un prodotto che potesse essere letto in qualsiasi momento, anche e soprattutto per divertimento, che è il ruolo tipico della prosa. Mentre i versi, pur meravigliosi, richiedono un grado di concentrazione che non sempre si ha a disposizione quando si apre un libro. Così, invece, i grandi classici diventano libri da leggere prima di dormire, andando al lavoro la mattina, in un pomeriggio casalingo la domenica.

Hai scritto un libro dal titolo Beatles for sale. Ti va di raccontarcelo un po’ e di parlarci della tua passione per lo storico quartetto inglese?
In fondo c’è una curiosa costante nelle mie opere letterarie: si tratta sempre di grandi classici. Se ci si pensa bene, tra grandi classici della letteratura e grandi classici della musica non c’è poi molta differenza. Entrambi stabiliscono uno standard, un punto di riferimento che rimane perché il loro messaggio è attuale indipendentemente dal momento storico in cui lo si sta fruendo.

Omero è contemporaneo esattamente come la musica dei Beatles: entrambi offrono un catalogo di emozioni che rimangono costanti, che il tempo non ha intaccato né modificato. Sono di chiunque voglia goderne, in qualsiasi epoca. Ecco perché mi venne l’idea di trasformare la storia dei Beatles in un vero e proprio romanzo: la loro vicenda, al pari di quella di Ulisse, fu davvero incredibile. Colpi di fortuna inaspettati per arrivare al successo uniti a un genio artistico fuori dal comune, e poi ancora sentimenti, drammi improvvisi, gelosie, continui colpi di scena. E una colonna sonora irripetibile. Così mi venne in mente l’idea di un io narrante che si chiama S.T.A.R.R., come il nome d’arte del batterista dei Beatles, una sorta di supervisore tutelare, un angelo custode che li accompagna al successo nel corso della loro carriera e ha molte caratteristiche degli dei omerici. Un espediente che serviva per entrare dentro le stanze, nei dialoghi e nei cuori dei Beatles, per raccontare una storia irripetibile in maniera insolita e più calda, diversamente dai saggi e dalle biografie che di solito sono dedicate ai grandi personaggi dell’arte e nelle quali si trovano dati di ogni genere ma viene dedicato poco spazio al lato umano dei protagonisti. Lo stesso che abbiamo anche noi, e che ci accomuna con loro.

Sei anche un amante della musica e un raffinato chitarrista. Cosa rappresenta per te la musica?
La musica è la compensazione ideale della scrittura. Entrambe sono liriche e polifoniche, entrambe sono complementari. Del resto l’unione tra queste due forme d’arte è inscindibile e ormai automatica ovunque: dalle colonne sonore dei film fino a quando immaginiamo un tema sonoro adatto alla pagina del libro che stiamo leggendo. Si racconta una storia sia che si scriva e sia che si suoni. Nella musica leggera contemporanea siamo abituati ad associare la musica ai testi delle canzoni, il che rappresenta anche una profonda e complessa forma di scrittura, ma non dimentichiamo che nella storia anche la musica strumentale era concepita per raccontare storie e regalare emozioni attraverso i suoni. Prendere in mano una chitarra è un po’ come prendere in mano una penna: con entrambe, è proprio il caso di dirlo, si possono toccare le corde dell’anima e del cuore. È una scelta continua dell’elemento più corretto da selezionare a seconda dello stato d’animo e del concetto che si vuole trasmettere. E in entrambi i casi si forma una forte empatia tra l’autore e il suo fruitore. Provate a pensarci, a quanto siano simili le emozioni che si provano ascoltando un concerto o leggendo un buon libro. Per tornare al discorso iniziale, ritengo si possa dire che per essere un ottimo scrittore bisogna essere anche un attento lettore e aiuta molto anche essere un amante della musica. Non a caso, tutti i più grandi scrittori della storia lo sono stati.