Alle 6 del mattino del 25 novembre 1974 nel suo appartamento di Parigi muore il cantautore Nick Drake. Ha ventisei anni e la sera prima ha ingerito una dose eccessiva di Tryptizol, l’antidepressivo che da tempo è divenuto un fedele compagno nella lotta contro la depressione. Suicidio o fatalità? Nessuno potrà mai dare una risposta certa a questa domanda.
Il mito di Sisifo
Accanto al letto, posato sul suo comodino, c’è il libro che l’artista stava leggendo prima di prendere sonno. È “Il mito di Sisifo”, un saggio di Albert Camus sull’assurdità della vita. Finisce così la breve avventura musicale di uno dei più delicati e poetici cantautori degli anni Settanta. Timido e poco incline a lasciarsi catturare dagli eccessi del music business, Nick Drake nasce a Rangoon, in Birmania, dove il padre si è trasferito per lavoro. Rampollo di una famiglia della buona borghesia britannica negli anni della scuola si fa notare per la sua abilità nelle materie letterarie e nell’atletica leggera (batte più volte il record juniores dei cento metri piani). La passione della musica gli arriva dalla madre, compositrice di canzoni folk. Studia clarinetto ma poi sceglie la chitarra. Elegante e un po’ scostante si fa influenzare dal nascente progressive britannico, ma non rinuncia alle sonorità delicate della scuola folk. Fin dal suo primo apparire sulla scena colpisce la critica per le sue canzoni e per il suo aspetto, inusuale per un artista di quel periodo, tanto da essere definito “Una timida nuvola bionda”.
Il peso dell’incomprensione
Scoperto da Ashley Hutchings dei Fairport Convention, nel 1969 pubblica il suo primo album, Five leaves left, ricco di suggestive sonorità acustiche jazz e folk. Il disco entusiasma la critica ma non il pubblico. Uguale destino tocca un anno dopo a Bryter later, un album cui collaborano anche John Cale e Chris McGregor. Nonostante il buon giudizio della critica, la mancanza di successo commerciale pesa sulla condizione psicologica del cantautore che inizia a essere preda di gravi depressioni. Si sente incompreso dal pubblico. Iniziano le cure, i lunghi periodi di vacanza e, soprattutto, la passione per gli psicofarmaci. Dopo la pubblicazione del terzo album Pink Moon, si trasferisce a Parigi. All’inizio del 1974 inizia a registrare le canzoni per un nuovo album che non vedrà mai la luce. Dopo la morte il pubblico lo riscoprirà e ne apprezzerà l’ispirazione. Album postumi come Fruit tree, Best of Nick Drake o Time of no reply conosceranno il successo commerciale che mancava a Nick quando era in vita.