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Nizza, inizia la rivoluzione dell’orrore

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La morte è arrivata a bordo di un camion bianco lungo la promenade… in un giorno di festa. Decine di tonnellate di lamiere, ferro, vetro in movimento sono piombate a tutta velocità tra mamme e bambini con il gelato in mano… mentre in lontananza riecheggiava ancora l’eco dei fuochi d’artificio. L’orrore ha assunto la forma di un video game. Un video game in cui ognuno, in fondo, può essere il protagonista.

Nizza, la guerra diventa molecolare

E’ una nuova guerra quella dichiarata: una guerra molecolare, individuale, che miete vittime contando sull’odio del singolo e non più su quello degli “eserciti”. Se, dopo l’11 settembre, gli analisti hanno puntato l’attenzione sul concetto di guerra “asimmetrica”, il 14 luglio (con una coincidenza di date quasi cabalistica; si celebrava, infatti, la presa della Bastiglia, uno dei momenti cruciali della rivoluzione francese, ndr) ha segnato l’inizio della guerra “molecolare” che non può che metaforicamente appartenere ad una società liquida.

E’ così che è presumibile pensare che, con la celebrazione di una ricorrenza come è per la presa della Bastiglia, anche l’Is abbia voluto, a suo modo, celebrare un nuovo inizio dell’orrore: un cambio di tattica strategico, una nuova rivoluzione terrifica dove diventa ancora più difficile identificare il nemico, l’avversario, perché questo può essere… chiunque tra noi.

Nizza, l’Is cambia strategia: ogni mezzo è lecito per uccidere

Quel consiglio che proveniva da lontano, da quel qaedista americano che ipotizzava, per una strage, il ricorso a qualsiasi arma anche la più improvvisata, è diventata strategia di guerra. E proprio quel camion bianco lanciato sulla folla inerme di Nizza ha compiuto questo salto di qualità facendo sì che si passasse, con un colpo d’acceleratore, dalla teoria (ideologizzata anche sul web da Al-Adnani, il portavoce del Califfo nero, ndr) all’azione.  Ed ora? E’ possibile colpire chiunque in qualsiasi luogo in qualsiasi momento.

Ma non basta: l’orrore si è insinuato ovunque. Se ci si sofferma un attimo a pensare, in fondo, il ragazzo che si è lanciato su quella folla inerme mietendo più di 80 vittime sacrificali, potrebbe non appartenere neppure ad una cosiddetta cellula terroristica, potrebbe non essere un affiliato dello Stato Islamico, potrebbe persino non essere neppure conosciuto a Raqqa anche se lo si celebra come un eroe del califfato.

Bastava, in fondo, saper guidare un camion. Non occorre un particolare addestramento militare. Non serve un Kalashnikov. E’ bastato accelerare e, in un gioco al massacro, zigzagare tra le persone innocenti che ascoltavano musica passeggiando sul lungomare.

Nizza, come per l’11/9 anche la data della strage è simbolica

Ora il punto è: come si può vincere questa guerra? Ed, in fondo, non è essa stessa frutto di una globalizzazione violenta, di un individualismo sfrenato, frutto di quella società liquida in cui ognuno perde la visione dell’insieme, di essere appartenente ad un’umanità che, di fronte, alla presa della Bastiglia di uno Stato dell’Orrore, non può più celebrare quei valori che la identificano come tale?

Per vincerla occorrerà, allora, ripensare un nuovo ordine mondiale in cui a prevalere non potranno che essere proprio quelle parole che hanno segnato l’inizio di un’era e che suonano, oggi, come morte: liberté, legalité, fraternité… è proprio a queste che si dovrà tornare a dare valore se non si vorrà soccombere all’orrore.