Home C'era una volta Papa Wemba processato per immigrazione clandestina

Papa Wemba processato per immigrazione clandestina

SHARE

Il 25 ottobre 2004 a Bobigny, Parigi, inizia il processo intentato contro Papa Wemba, una delle star della world music mondiale

Sono membri del mio gruppo

Nato in Congo, cittadino belga e residente in Francia, accusato di vari reati collegati all’immigrazione illegale. Il musicista rischia una pena pesante, fino a dieci anni di carcere, per aver fatto entrare in Francia centinaia di cittadini congolesi con un’ingegnosa truffa ai danni delle leggi sull’immigrazione. Secondo l’accusa, infatti, Papa Wemba chiedeva visti per loro dichiarando che erano componenti del suo nutrito gruppo Vive La Musique. Sempre stando alla ricostruzione dell’accusa i cittadini congolesi, una volta ottenuto il visto per la Francia, non avrebbero fatto più ritorno in Congo. Con Papa Wemba, il cui vero nome è Jules Shungu Wembadio Pene Kikumba, saranno giudicate altre sette persone. Il musicista, che ha cinquantacinque anni, al momento del processo ha già trascorso in prigione quasi quattro mesi da quando ha preso avvio l’inchiesta.

Una scelta di vita

Negli anni Novanta, quando molti artisti di rumba africana si trasferiscono in Europa, Papa Wemba sceglie di mantenere in vita due gruppi diversi: Vive La Musique a Kinshasa e Vive Tendance a Parigi. Il primo gruppo (che in alcuni momenti viene chiamato anche Nouvelle Ecriture e Nouvel Ecrita) più strettamente legato alla tradizione della rumba/soukous africana il secondo (chiamato anche Nouvelle Generation e La Cour des Grands) orientato al mercato europeo della world music.Il processo si conclude con la sua condanna e la sospensione della pena. Papa Wemba riprende l’attività fino alla morte improvvisa all’età di 66 anni il 24 aprile 2016 ad Abidjan durante un concerto per un attacco cardiaco.

Previous articleA Fiera Milano City protagoniste le alghe
Next articleQuattro baronetti un po’ alterati
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".