Home C'era una volta Paul Desmond, il sax e l’ironia

Paul Desmond, il sax e l’ironia

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Il 30 maggio 1977 muore il clarinettista e sassofonista Paul Desmond, spesso sottovalutato in vita e oggi considerato uno dei grandi talenti del jazz degli anni Sessanta e Settanta. Nato il 25 novembre 1924 e a San Francisco in California è registrato all’anagrafe con il nome di Paul Breitenfeld. La passione per la musica gli arriva direttamente dal padre, un personaggio eclettico che per qualche tempo si era guadagnato da vivere suonando l’organetto in un cinema per accompagnare i film muti e poi si era dedicato alla scrittura di arrangiamenti per orchestre da ballo.

Il maggior talento jazzistico del quartetto di Brubeck

Il giovane Paul studia al San Francisco Polytechnic e poi al San Francisco State College dove si diploma in clarinetto. Passato al sax contralto fa le sue prime esperienze professionali nel 1950 al fianco di Jack Fina. Siccome il suo cognome non gli piace decide di darsene uno nuovo scegliendolo a caso in un elenco telefonico. L’anno successivo, dopo una parentesi con Alvino Rey, viene scritturato da Dave Brubeck, con il quale collaborerà a lungo nei diciassette anni di attività del suo quartetto e anche dopo per concerti e incisioni di dischi. La maggior parte della critica è concorde nell’affermare che Desmond sia il maggior talento jazzistico del quartetto di Brubeck al quale dà un notevole contributo con il suo caratteristico stile melodico capace di infinita dolcezza e nello stesso tempo di ricco di vigore. A lui è dovuto lo strepitoso successo che il gruppo ottiene anche al di fuori della cerchia degli appassionati di jazz in senso stretto. L’apporto del sassofonista di San Francisco è notevole anche come compositore. È suo, per esempio, il celebre Take Five, il primo brano di jazz in 5/4 a ottenere un grande successo internazionale. Se si eccettuano alcune incisioni come leader, le più importanti delle quali lo vedono al fianco di Jim Hall e di Gerry Mulligan, la carriera di Desmond è legata a doppio filo con quella di Brubeck.

Sto con Dave dalla guerra di Crimea

Dopo il dicembre 1967, quando il quartetto si scioglie lui non abbandona l’amico Dave e di tanto in tanto lo si può rivedere al suo fianco. Per esempio è con lui nel 1969, al festival di New Orleans, nel 1972 al festival di Newport nel gruppo costituito dal Brubeck con i figli oltre che in una lunga tournée in Giappone, Australia ed Europa. Nel corso degli anni Settanta riduce progressivamente l’attività, un po’ per la sua nota pigrizia, un po’ per l’abuso di alcool, ma soprattutto per le primi problemi che gli crea un cancro ai polmoni. Sarà proprio il cancro al polmone a portarlo alla morte in quel 30 maggio 1977, pochi mesi dopo l’ennesimo concerto con Brubeck. Le qualità di Paul Desmond come solista di sax contralto sono spesso state sottovalutate e in genere il suo nome ha finito per vivere di luce riflessa del suo partner abituale Dave Brubeck. È stato così per moltissimo tempo e lo stesso Desmond giocava autoironicamente con questa situazione. In una conferenza stampa, di fronte all’ennesima domanda banale sull’argomento disse: «Io sono il sassofonista del quartetto di Dave Brubeck. Lo sono da anni. Sono entrato a farne parte nel periodo immediatamente successivo alla guerra di Crimea. Durante i concerti potete riconoscermi dal fatto che quando non suono, e mi succede molto spesso, per ragioni d’età mi appoggio al pianoforte». La frase doveva entrare a far parte di un’autobiografia che Desmond aveva cominciato a scrivere, ma che , un po’ per la pigrizia e un po’ per i suoi guai di salute, non riuscì a superare il primo capitolo che venne poi pubblicato dalla rivista “Punch”. Lui stesso aveva scelto il titolo: “How many of you afe in the quartet?” (quanti di voi fanno parte del quartetto?) riprendendo la domanda che veniva rivolta al gruppo dai servizi di sicurezza degli aeroporti.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".