Home C'era una volta Pee Wee Russell il clarinetto del jazz moderno

Pee Wee Russell il clarinetto del jazz moderno

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Il 15 febbraio 1969 ad Alexandria, in Virginia, muore il clarinettista e sassofonista Pee Wee Russell. Il suo vero nome è Charles Elisworth Russell ed è nato a St. Louis, in Missouri, il 27 marzo 1906. I

Un nuovo modo di suonare il clarinetto

spirato agli inizi della sua lunga carriera da Larry Shields, Leon Roppolo, Volly De Faut e soprattutto da Frank Teschemacher, Pee Wee Russell ha elaborato un personalissimo e inconfondibile linguaggio espressivo inventando un modo nuovo di suonare il clarinetto in grado di valorizzare al meglio le possibilità espressive di uno strumento in realtà assai poco utilizzato nel jazz moderno. Il vuoto provocato dalla sua prematura morte, avvenuta proprio quando era all’apice del successo, con il passar degli anni è divenuto sempre più evidente e incolmabile. All’inizio della sua carriera non suona il clarinetto. I suoi strumenti sono il violino, il piano e la batteria. Solo più tardi scopre il clarinetto che studia sotto la guida di Charlie Merril, dopo aver ascoltato Yellow Nuñez a Muskogee. Il debutto professionale avvien nel 1920 con l’orchestra del cornettista Gene Perkins e nel 1922 viene scritturato a St. Louis dall’orchestra di Herbert Berger. Due anni dopo entra della formazione di Peck Kelley di cui fanno parte Leon Prima, Jack Teagarden e Leon Roppolo.

Nel 1968 le ultime esibizioni in pubblico

Nel 1925 è all’Arcadia Ballroom di St. Louis a fianco di Frank Trumbauer e di Bix Beiderbecke e nell’estate del 1926, sempre con Trumbauer e Beiderbecke, si aggrega all’orchestra di Jean Goldkette. In questo periodo Pee Wee frequenta a Chicago Eddie Condon, Red McKenzie e il gruppo della Austin High School: Bud Freeman, Jimmy McPartland, Dave Tough e soprattutto Frank Teschemacher del quale diventerà un sincero ammiratore e un convinto discepolo. All’inizio del 1927 va a New York con i Five Pennies di Red Nichols. A partire dal 1929 Pee Wee entra a far parte del clan dei Chicagoans, prendendo il posto di Teschemacher morto poco tempo prima in un incidente automobilistico. A poco a poco diventa l’elemento catalizzatore del gruppo. Nel corso degli anni Quaranta suona con le orchestre di Condon, George Brunis, Wild Bill Davison, Miff Mole, oltre che con proprie formazioni. Negli anni Cinquanta suona moltissimo con George Wein, prima allo Storyville Club di Boston e quindi in seno ai Newport All-Stars. Nel 1957 si esibisce in duo con Jimmy Giuffre. Il 1958 segna il suo definitivo passaggio dal dixieland al mainstream. Non è l’ultima evoluzione. Nel 1962 Pee Wee forma, infatti, un quartetto con il trombonista Marshall Brown nel cui repertorio figurano composizioni di Coltrane, Monk, Tadd Dameron, Billy Strayhorn. L’anno dopo proprio Thelonius Monk lo fa entrare nel suo quartetto e se lo porta al festival di Newport. Nel corso degli anni Sessanta Pee Wee affianca al jazz la passione per la pittura astratta. Alla fine del 1968 fa le sue ultime esibizioni in pubblico alla Town Hall di New York e al Blues Alley di Washington. Il 21 gennaio 1969, suona alla Casa Bianca davanti al Presidente Nixon con una All-Stars diretta da George Wein. Una settimana dopo muore.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".