Home C'era una volta Shorty Baker, un grande trombettista di scuola tradizionale

Shorty Baker, un grande trombettista di scuola tradizionale

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Il 26 maggio 1914 a St. Louis, nel Missouri, nasce Harold “Shorty” Baker, uno dei migliori trombettisti di scuola tradizionale.

Una carriera iniziata prestissimo

Il suo vero nome è Harold Baker, e la sua carriera inizia molto presto. Nei primi anni Trenta infatti suona con personaggi come Erskine Tate, Fate Marable ed Eddie Johnson. A differenza di altri solisti di quel periodo, Baker non ha una preparazione musicale sommaria, in più continua gli studi nonostante gli impegni di orchestrale. Nel 1935 viene scritturato da Don Redman col quale rimane più di due anni. Entra quindi a far parte dell’orchestra di Teddy Wilson, poi passa in quella di Andy Kirk, e nel 1942 diventa il trombettista d’un gruppo guidato da Mary Lou Williams, della quale diventa anche il secondo marito. In quel periodo inizia una intermittente ma lunga collaborazione di Baker con Duke Ellington con concerti, tournée all’estero, incisioni importanti.

La scelta di mettersi in proprio

Fuori dall’orchestra di Duke suona con quelle di Teddy Wilson, Ben Webster e Johnny Hodges. Alla fine degli anni Cinquanta preferisce sciogliere i legami fissi con le orchestre e dedicarsi a un’attività free-lance a New York. Per qualche tempo forma anche un proprio quartetto. Incide anche con Bud Freeman e con Doc Cheatham. Ammalato di cancro nel 1966 lascia l’attività per sottoporsi a una difficile operazione chirurgica. Dopo l’intervento, torna brevemente al lavoro, ma per poco perché l’8 novembre muore per una recrudescenza del male. Eccellente solista, Harold Shorty Baker è stato anche un valente musicista di sezione. Considerato da molti come l’erede dei maggiori trombettisti di scuola tradizionale, aveva le sue specialità nel legato, nella finezza dell’invenzione melodica, nel controllo magistrale della sonorità.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".