Home C'era una volta Stu Williamson, tra la tromba e il trombone a pistoni

Stu Williamson, tra la tromba e il trombone a pistoni

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Il 14 maggio 1933 a Brattleboro, nel Vermont, nasce il trombettista e suonatore di trombone a pistoni Stu Williamson, il cui nome completo è Stuart Lee Williamson.

Il debutto con Stan Kenton

Fratello minore di Claude, Stu impara a suonare la tromba sotto la guida di Del Staigers, iniziando ben presto l’attività professionale, grazie anche all’aiuto del fratello. Nel 1951 viene scritturato da Stan Kenton È l’epoca delle Innovations In Modern Music e Stu, in sezione con Conte Candoli, Maynard Ferguson, John Coppola e John Howell, ha modo di esibirsi in molti concerti, alcuni dei quali celebri come quello al Cornell Rhythm Club Concert di Itaca, nel corso del quale vengono registrati alcuni brani come Salute, Samana, Coop’s Solo, Ennui che, pur non offrendo a Williamson la possibilità di eseguire assoli, contribuiscono a dargli fama. Dal 1952 al 1953 è in tournée con un’altra grande orchestra, quella di Woody Herman. Successivamente suona con Billy May, Charlie Barnet, Skinnay Ennis.

Il trombone a pistoni

Nel 1954 entra a far parte del quintetto di Shelly Manne e proprio di questa epoca è il suo passaggio al trombone a pistoni che sta studiando già da tempo. Con il quintetto del batterista Stu rimane per tre anni, durante i quali ha modo di suonare senza soluzione di continuità, incidendo anche per la Contemporary. Verso la fine del 1957 inizia a lavorare come freelance, salvo rientrare l’anno seguente nel quintetto di Manne per una partecipazione al festival del Jazz di Monterey. Nel 1959 va in tournée con Bob Hope in Alaska. Tra le sue numerose incisioni, oltre a quelle citate e a quelle in proprio, spiccano quelle con Howard Lucraft, Marty Paich in Blow Hot, Blow Cool, Bob Cooper, Duane Tatro, Lennie Niehaus, i Lighthouse All Stars, Pete Rugolo, Howard Rumsey e altri. Muore a Studio City, in California, il 1° ottobre 1991.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".