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Sumatra brucia per il traffico dell’olio di palma

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La foresta di Sumatra, situata tra la Malesia e l’Indonesia, è in fiamme e brucia senza tregua da martedì, a causa delle piantagioni da olio di palma. Le accuse sono presto fatte: le multinazionali adottano tecniche e strategie per incendiare la foresta e accaparrarsi nuove aree nelle quali piantare monocolture di palme da olio divorando il territorio e condannandolo al depauperamento.

Sumatra brucia per il traffico dell’olio di palma

Gli incendi – sostiene anche Greenpeace – in corso a Sumatra sono appiccati appositamente dalle multinazionali dell’olio di palma. Le foreste di cui si sta parlando sono ricche di biodiversità e ospitano gli ultimi esemplari di alcune tra le specie animali maggiormente a rischio di estinzione, come gli orango e le tigri di Sumatra.

Inoltre, i fumi stanno raggiungendo zone come la Malesia e Singapore dove si vanno registrando i dati più allarmanti.

Singapore avvolta dal fumo delle foreste in fiamme

L’aria ormai è diventata irrespirabile. La gravità della situazione si può capire anche attraverso il comunicato che il ministro dell’ambiente di Singapore ha diffuso tramite Facebook nei giorni scorsi, dove invitava i cittadini a procedere col boicottaggio di tutti quei prodotti che contengono olio di palma.

L’olio di palma frutta parecchi miliardi alle multinazionali in loco. Preferito all’olio di oliva o a quello extravergine viene utilizzato sul mercato a man bassa ma con quali conseguenze? La prima è la devastazione del territorio, la seconda è un danno senza precedenti per la biodiversità del Pianeta.

Occorre pertanto leggere con attenzione le etichette di ogni prodotto tenendo presente che, quando si parla di grasso vegetale, olio vegetale, sodium palmate o palmitate si parla di olio di palma ed è bene evitarle.