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Trivelle, confermata la data del referendum

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Il referendum contro le trivelle per la ricerca di petrolio in Adriatico si fara’, ma non sarà accorpato alle amministrative di giugno. Come ipotizzato da più parti, Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato il decreto sulle norme in materia ambientale che ne stabilisce la data il 17 aprile prossimo.

Si vota contro le trivelle. La data sarà il 17 di aprile

il 17 aprile e non nello stesso giorno delle elezioni amministrative a giugno, si svolgeranno le votazioni del referendum contro le trivellazioni nel nostro mare, questo nonostante appelli e sollecitazioni a non sprecare risorse: 300 milioni di euro circa sarebbe la cifra necessaria ad organizzare la consultazione popolare.

Secondo quanto si apprende però, la firma del capo dello Stato è avvenuta in base al decreto 98 del 2011 che prevede la possibilità di abbinare referendum tra loro o elezioni di diverso grado tra loro ma non l’abbinamento di elezioni con referendum. Una situazione simile si è verificata simile nel 2009 e, per renderla possibile, è servita una apposita legge (28/4 numero 40).

Gli ambientalisti contestano

Secondo gli ambientalisti, la scelta di fissare una data a parte per il referendum sulle trivelle è una strategia governativa per puntare al fallimento del referendum stesso.

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima ed energia di Greenpeace: «È una decisione antidemocratica e scellerata, una truffa pagata coi soldi degli italiani. Renzi sta giocando sporco e svilendo la democrazia a spese di tutti noi. È chiarissima la sua volontà di scongiurare il quorum referendario, non importa se così si sprecano centinaia di milioni di soldi pubblici per privilegiare i petrolieri. L’allergia del premier alle prassi del buon governo, però, troverà questa volta risposte nuove, ovviamente democratiche e pacifiche».

Prese di posizione anche da parte del M5s secondo cui la decisione di fissare al 17 aprile la data del referendum sarebbe un tentativo del governo ”di boicottarlo”.

Ultimo appello in ordine di tempo, quello rivolto al Quirinale da parte del presidente del consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, che proprio l’altro ieri evidenziava come la data del 17 aprile indicata dal Governo avrebbe messo ”a rischio l’applicazione della legge 28 del 2000 sulla par condicio”, perchè questa data non consentirebbe ”agli organi competenti di completare le procedure previste in tempo utile per far svolgere almeno 45 giorni di campagna elettorale, cosi’ come prevede la legge”.

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