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Trivelle, gli italiani sottovalutano l’importanza del referendum

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La percezione dell’importanza di questo referendum non è arrivata a tutti: gli Italiani sottovalutano  il problema trivelle. Solo la Basilicata infatti risulta essere determinata a cambiare passo, raggiungendo il 50,4% dei votanti (al 90% degli 8 mila comuni scrutinati).

Trivelle, Basilicata unica regione ad aver raggiunto il 50,4% dei voti

Affluenza al 31,18% sotto la soglia minima, 15,8 milioni di votanti con una vittoria netta dei SI.

Quel che salta agli occhi è che il referendum sulle trivelle certamente non ha appassionato gli Italiani. Un dato su tutti dovrebbe infatti far riflettere: i risultati sono molto diversificati tra le varie regioni e, in generale, dipingono un’Italia miope e menefreghista.  In prima linea solo le due regioni che hanno promosso la consultazione, la Basilicata, la Puglia e, a seguire, tutte le regioni che si affacciano sul mare Adriatico.

Il mancato quorum cristallizza quindi la situazione com’era in precedenza e certamente con il passare delle ore altri dati potranno mettere maggiormente il luce il volere dei (pochi) Italiani. Quel che è certo però è che hanno votato circa 15 milioni di persone, ovvero circa il doppio di quanti votarono nel 2013 per il PD. Inoltre, un dato che non si può sottovalutare è quello che descrive molto bene l’intenzione di chi è andato a votare, ovvero che il SI ha vinto con l’85,84%, una maggioranza nettissima anche rispetto al voto che legittima ancora oggi il governo di Matteo Renzi.

L’invito all’astensione giunto dal governo e la mancata diffusione delle ragioni del referendum trivelle, restano una brutta pagina nella storia della nostra democrazia.

Con certezza possiamo dire però che, chi ha creduto e sostenuto questa consultazione popolare non si fermerà di certo di fronte ad una “sconfitta”. L’eliminazione dei combustibili fossili ed una seria conversione energetica, sono un obiettivo troppo importante se si vuole proteggere la vita e la salute della nostra nazione e del Pianeta in generale. Per molti, come noi, una battaglia persa sarà solo l’occasione per informare e far nascere un serio dibattito pubblico sul futuro energetico del Paese.