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“Buio in Sala”, al cinema con Stefano Scanu

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Scanu
Lo scrittore romano Stefano Scanu, autore di "Buio in sala" (Giulio Perrone)

Il grande regista francese François Truffaut soleva affermare che “fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell’infanzia”. E se uno dei giochi preferiti dell’infanzia (almeno per quanto riguarda la generazione degli odierni quarantenni) era quello di collezionare figurine di calciatori, tappi di succhi di frutta con le bandiere del mondo oppure i francobolli di tutto il mondo, allora bisogna dire che Stefano Scanu, nel suo Buio in sala (Giulio Perrone, 2016), è riuscito pienamente in questo intento andando a mappare (e non è forse un collezionare?) i cinema indipendenti di Roma, realtà resilienti al tempo della “Grande Contrazione” economica.

Scanu, un osservatore appassionato

Un pilgrim a bordo del suo motorino   

In sella al suo scooter, Scanu ci guida attraverso un itinerario personale, un ideale percorso dell’immaginario attraverso la sempre meno fitta rete dei cinema indipendenti di Roma per scoprire progetti culturali e creative forme di “fare cinema” che, nonostante il calo di pubblico nelle sale, continuano a resistere nel panorama cittadino. Nelle pagine di Scanu si avverte, tramite le parole degli intervistati, il ricordo di un passato glorioso, di cinema affollati di persone e di pellicole d’autore ma non è la nostalgia il sentimento prevalente nel libro. Piuttosto è la voglia di sapere se “fare cinema” agli inizi del XXI secolo è ancora una passione che coinvolge gli addetti ai lavori e i neofiti che vogliono avvicinarsi alle professioni della “sala buia”.

E allora l’immaginario itinerario di celluloide attraverso cui ci conduce Scanu tra stradine di quartieri (una volta) popolari e frequentate arterie cittadine è un curioso tentativo di ricostruire una realtà fatta di persone in carne e ossa che non si è ancora arresa alla fredda logica di marketing a base di film americani e gommose gelatine industriali ma che si sforza ancora di elaborare un progetto preciso, un filone da trattare, una nicchia da ricercare e sollecitare con pellicole appropriate. Spento il motore del suo scooter, Scanu ci porta a colloquio con operatori del settore, proprietari/sognatori di sale e anche meccanici con un cuore cinematografico.

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La copertina di “Buio in sala” (Giulio Perrone)

E così vengono a galla momenti di storia collettiva, come al Filmstudio quando, in un’afosa serata estiva della seconda metà degli anni ‘80, si presentarono Sergio Leone ed Ennio Morricone imbastendo sul momento una lezione sul rapporto tra cinema e musica; paesaggi urbani caratterizzati dalla presenza di un kino, anche se, come nel caso del cinema a luci rosse Ambasciatori, il quartiere sembra fare di tutto per nasconderlo, evidenziando un’endemica difficoltà a comprendere che anche il porno è un genere cinematografico; oppure originali situazioni dove, a dispetto di Netflix e Sky On Demand, esistono cinema che galleggiano sul lago come nel caso del Cinema Palma di Trevignano romano. Ed esistono sempre quelle realtà che continuano a svolgere la loro tradizionale funzione dentro quattro mura mantenendo la centralità della sala e persistono nella loro “linea editoriale” come il cinema Dei Piccoli o l’Azzurro Scipioni. Ma stanno per partire i titoli di coda e dobbiamo lasciare la sala ma un’ultima annotazione non può non riguardare Scanu stesso. Colpisce la sua raffinata accuratezza sulle evoluzioni storiche dei cinema di Roma, compresa la curiosa “abitudine” di segnare i “morti”, ossia le sale che progressivamente cessano l’attività così come la sua attenzione sulle professioni che ruotano attorno al mondo della pellicola, dai cassieri ai registi passando per i proiezionisti. E, nel tentativo di ricostruire un frammento della memoria collettiva di questa città, Scanu riesce a miscelare sapientemente la ricostruzione con la passione. Perché, in fondo, il cinema altro non è che una proiezione della nostra immaginazione diventando quasi un credo personale. E non è forse dentro le mura di una Chiesa, come ci ricorda lo stesso Scanu, che sono nati molti cinema?