Home C'era una volta Keith Moon, un saltimbanco alla batteria

Keith Moon, un saltimbanco alla batteria

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L’8 settembre 1978 muore Keith Moon, il batterista degli Who. La sera prima ha partecipato a una festa in casa dell’ex Beatle Paul McCartney. Tornato a casa si è addormentato tranquillo, ma non si è più svegliato. L’autopsia rivela che gli è stata fatale una dose eccessiva di Heminevrin, un sedativo prescrittogli dai medici per sostenere il suo tentativo di uscire dal tunnel dell’alcoolismo.

L’anima folle degli Who

Ha trentun anni e da quindici è l’anima folle degli Who. Nato a Wembley, in Gran Bretagna, il 23 agosto 1946, ha diciassette anni quando incontra per la prima volta i suoi futuri compagni Pete Townshend, Roger Daltrey e John Entwistle, che in quel periodo si chiamano High Numbers. Gli piace il loro modo di suonare e pensa di essere il batterista ideale per quel tipo di musica. Decide di proporsi, anche se il posto alla batteria è già coperto da Doug Sanden. Il giovane Mick non si formalizza tanto e, dopo aver bevuto qualche bicchierino per farsi coraggio, va a trovarli. Quando entra nella sala vestito con un completino color zenzero e leggermente alticcio Pete Townshend interrompe le prove e lo guarda con curiosità. «Vorrei provare a suonare la batteria con voi. Posso?». La risposta è positiva. Sanden si alza e gli cede il suo posto. Mick ce la mette tutta e, sulle note finali, si fa un po’ trascinare dalla foga e distrugge il rullante della batteria. Townshend e Daltrey si guardano e annuiscono. È fatta. Doug Sanden dovrà cedergli definitivamente il posto.

Si sarebbe dato fuoco…

Inizia così la straordinaria cavalcata di uno dei più grandi gruppi del rock mondiale. Dopo la sua morte Pete Townshend parla alla stampa anche a nome degli altri Who. Dalle sue parole commosse traspare il presentimento che la storia del gruppo sia finita. «Abbiamo perso il nostro grande saltimbanco, il principale interprete del melodramma, l’uomo che non viveva per sé ma per gli spettatori. Mick si sarebbe dato fuoco se avesse pensato che questo avrebbe fatto ridere o saltare sulle sedie il pubblico… Siamo determinati a continuare e vorremmo farlo anche per lui… La storia degli Who continua ma nessuno potrà mai prendere il posto di Mick». Viene reclutato Kenney Jones, l’ex batterista degli Small Faces, ma non è più la stessa cosa. Dopo qualche tournée e un paio di album senza storia la band si scioglierà per poi riformarsi anni dopo ritrovando un nuovo batterista folle in Zak, il figlio di Ringo Starr.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".