Home C'era una volta Ad Hatfield non si scappa più!

Ad Hatfield non si scappa più!

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Il 29 ottobre 1979 vengono rilasciati i giovani antifascisti arrestati un paio di giorni prima ad Hatfield, una cittadina a pochi chilometri da Londra. Accolti da un centinaio di ragazzi e ragazze con gli occhi lucidi vengono portati in trionfo.

Le minacce del National Front

I fatti che hanno portato al loro arresto risalgono al 27 ottobre, quando ad Hatfield viene programmato un concerto ska delle bands della casa discografica autogestita 2-Tone. L’etichetta è l’emblema della sinistra giovanile britannica e bersaglio preferito delle frange violente dell’estrema destra organizzate sotto varie sigle, la più consistente delle quali è il National Front. Il raduno del 27 ottobre è classificato “ad altissimo rischio” dalle forze dell’ordine oltre che per la presenza in cartellone di tre bands esplosive come Specials, Madness e Selecter, per le esplicite minacce del National Front che accusa il concerto essere “un raduno di drogati, froci, negri, meticci e bianchi imbastarditi”. Quando salgono sul palco i Selecter stanno ancora arrivando alla spicciolata gruppi di ragazzi e ragazze “filtrati” da un imponente schieramento di polizia. Ben presto l’atmosfera si riscalda e la musica sembra spazzare via la tensione. Tocca ai Madness e sul palco arrivano i primi sassi.

Chi scappa è un coniglio e verrà sempre trattato da coniglio

Organizzati in piccoli gruppi coordinati tra loro, gli estremisti di destra hanno saltato il cordone della polizia e aggrediscono con violenza selvaggia i giovani spettatori. Nell’aria volano bottiglie mentre la folla si accalca sotto il palco alla ricerca di una via di fuga. Mike Barson, il leader dei Madness, tenta di calmare gli animi quando un ragazzo gli ruba il microfono e urla con quanto fiato ha in corpo: «Io non ne posso più di questi bastardi. È ora di capire che non si può andare avanti così. Chi scappa è un coniglio e verrà sempre trattato da coniglio…». Le parole hanno l’effetto di una scossa elettrica. Anche i componenti dei gruppi si buttano nella mischia. La reazione sorprende gli estremisti di destra che iniziano ad arretrare verso il cordone della polizia, immobile e inattivo. Gli scontri, violentissimi, durano meno di un’ora e si concludono con la fuga dei neofascisti. La polizia, accusata dai giovani di essere complice degli aggressori, dà una dimostrazione della sua efficienza operando un centinaio di fermi, dieci dei quali tramutati, qualche ora dopo, in arresto. Il 29 ottobre con il trionfale rilascio dei ragazzi arrestati si chiude l’episodio.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".