Home C'era una volta Johnny Winter, il chitarrista albino

Johnny Winter, il chitarrista albino

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«È una serata tra amici del blues, per cui cercherò di non sprecare le parole!», così il 5 novembre 1988 il quarantaquattrenne chitarrista albino Johnny Winter saluta il pubblico dal palco della Riverwalk Blues Fest di Fort Lauderdale, in Florida. Il concerto conclude il tour promozionale dell’album “Winter of ‘88”, che segna il ritorno sulla scena dell’artista dalla chioma bianca dopo dieci anni passati a sbarcare il lunario in piccoli club per qualche decina di amanti del blues.

Nessuna bluesband voleva uno che suonava l’ukulele

Nato a Leland, nel Mississippi, ma cresciuto nel Texas, inizia a suonare il clarinetto e l’ukulele, due strumenti che lascerà perché, confessa nelle note di copertina di uno dei suoi primi album, «nessuna bluesband voleva in formazione un bianco che suonava l’ukulele». Nei primi anni Sessanta va a Chicago dove suona con musicisti come B.B. King, Muddy Waters, Barry Goldberg e Mike Bloomfield. La sua grande occasione arriva nel 1968 quando un articolo sulla neonata rivista Rolling Stone lo fa conoscere a livello nazionale. Nel 1969 registra a Nashville il suo primo album ufficiale Johnny Winter al quale collaborano, oltre al fratello Edgar, vari bluesmen come Willie Dixon e Charley Horton. Da quel momento il suo nome diventa popolarissimo anche fuori dall’ambiente del blues e il suo successo sembra destinato a durare per sempre, scandito da dischi che scalano le classifiche di vendita.

Il ritiro, il ritorno e la fine

Dopo la pubblicazione dello splendido album Johnny Winter and live, registrato al Fillmore East di New York e in alcuni concerti in Florida, la fortuna gli presenta il conto. All’inizio degli anni Settanta gli eccessi e la droga lo costringono a ritirarsi dalle scene per quasi due anni. Quando riprende pubblica ancora vari dischi, ma il periodo migliore sembra passato e all’inizio degli anni Ottanta si ritrova a suonare il suo blues in piccoli locali, per un pubblico di appassionati. Rifiutato dalle major firma un contratto con l’etichetta indipendente Alligator e torna al suono delle origini. Carriera finita? Neanche per sogno. C’è Warner Brothers che, sull’onda del rinnovato interesse per il blues lo rilancia in grande stile con l’album Winter of ’88. Per questo il 5 novembre 1988 i fans lo salutano come ai vecchi tempi. Non smetterà più fino al 16 luglio 2014 quando viene trovato privo di vita nella sua stanza d’albergo vicino a Zurigo. Due giorni prima ha partecipato al Cahors Blues Festival in Francia.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".