Home C'era una volta Winchester Cathedral, le fortune di un brano controcorrente

Winchester Cathedral, le fortune di un brano controcorrente

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Il 3 dicembre 1966 arriva al vertice della classifica statunitense dei dischi più venduti Winchester Cathedral, una canzone ispirata alle atmosfere degli anni Venti e Trenta.

Un brano controcorrente

Si tratta di un brano decisamente controcorrente per il periodo, e interpretato da un gruppo pressoché sconosciuto che si chiama New Vaudeville Band. La canzone è, in realtà, frutto della geniale creatività di Geoff Stevens, un eclettico londinese protagonista degli anni del beat, autore di pezzi di successo come Tell me when degli Applejacks e The crying game di Dave Berry nonché produttore anche dei primi tre dischi di Donovan. Il brano, nato quasi per scherzo, ripropone il clima e le sonorità degli anni ruggenti ed è stato registrato da un nutrito gruppo di musicisti ritrovatisi più per il gusto che per obbligo in sala di registrazione. La canzone fa il giro del mondo e ottiene un successo incredibile.

La band inventata diventa vera

I problemi nascono quando iniziano a fioccare le richieste per comparsate in tv e qualche concerto. La band inventata deve diventare vera. Geoff non ha alcuna intenzione di sobbarcarsi le fatiche del caso e il suo posto dal vivo viene preso da Alan Klein. La band, vestita rigorosamente in stile gangster, viene composta poi, oltre che da Klein, dal Mick Wilsher, dal trombettista e sassofonista Bobby Kerr, dal trombonista Hugh Watts, dal bassista Neil Korner, dal batterista Harry Harrison e dal tastierista Stan Heywood. Il tour sarà un successo e Winchester Cathedral venderà sette milioni di dischi. L’avventura avrà un seguito con il successo dei brani Peek-a-boo e Finchley Central prima di finire per sempre.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".