A Vallejo, in California, il 28 dicembre 1921 nasce Ioannis Alexandres Veliotes, il figlio dei due immigrati greci Irene e Alex Veliotes destinato a diventare uno dei protagonisti del rhythm and blues con il nome d’arte di Johnny Otis.
Un bianco nella musica nera
Pur arrivando da una terra dove abbondano indovini e sibille, i genitori non avrebbero mai potuto credere a chi avesse predetto per il loro figliolo un futuro nella musica nera. Eppure è così. questo strano greco diventerà uno degli artiefici della diffusione del rhythm and blues. La sua carriera inizia nel 1939, quando debutta come batterista in un’orchestra della sua zona. In breve si conquista una discreta fama e dopo aver militato in alcune delle migliori jazz-band di Reno, Omaha e Kansas City, come quelle di Geo Morrison e Lloyd Hunter, si trasferisce a Los Angeles per suonare con l’orchestra di Harlan Leonard in un locale di cui è proprietario l’ex batterista Curtis Mosby. Proprio quest’ultimo, intuendo le sue qualità, lo convince a formare un proprio gruppo. Nel 1945 nasce così la Otis Love Band, un’orchestra di cui fanno parte musicisti come il sassofonista Paul Quinichette, il trombettista Ted Buckner, il pianista Bill Doggett e il contrabbassista Curtis Counce.
Il Barrelhouse, una straordinaria fucina di talenti
L’anno dopo la band ottiene un grande successo discografico con Harlem nocturne, un brano registrato con il supporto di alcuni musicisti del gruppo di Count Basie e con il cantante Jimmy Rushing. Anticipando la crisi delle big band, Johnny Otis scioglie l’orchestra e forma la Rhythm and Blues Caravan. Nel 1948 apre a Watts, un sobborgo di Los Angeles, il “Barrelhouse”, destinato a diventare in breve tempo un locale di culto per gli appassionati del nascente rhythm and blues e una straordinaria fucina di talenti. Il suo fiuto scopre e valorizza artisti come, tra gli altri, Esther Phillips, Jackie Wilson, Hank Ballard, Big Mama Thornthon, Little Richard, Johnny Guitar Watson, Floyd Dixon ed Etta James. Nel 1955, scioglie la Caravan per dedicarsi a tempo pieno all’attività di produttore e di showman radiotelevisivo, ma la decisione non sarà definitiva. Negli anni Settanta tornerà a riunire più volte i vecchi compagni pubblicando vari album fino al 1982 quando, senza annunci, lascerà davvero le scene per diventare pastore di anime nella chiesa della Comunità di Landmark a Los Angeles, città in cui morirà il 17 gennaio 2012.