Home C'era una volta Andrea True, una pornostar al vertice della classifica

Andrea True, una pornostar al vertice della classifica

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Si intitola More more more il brano che il 14 febbraio 1976 porta per la prima volta il nome di Andrea True nella classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti. Dal punto di vista musicale non è un evento particolare. È il periodo della grande ondata della disco e quella canzone musicalmente rispetta i canoni del genere più ascoltato e soprattutto più ballato. Tuttavia l’inaspettato exploit del brano suscita grande clamore sopra e sotto il cielo dell’America perbenista e non soltanto di quella.

Pornostar con il sogno di cantare

Il successo della canzone realizza quello che è sempre stato il sogno di Andrea True la ragazza nata a Nashville, la capitale del country, che nel 1968 si è trasferita a New York proprio per fare la cantautrice. Non avendo trovato nessuno disposto a scommettere sulle sue capacità canore, l’intraprendente Andrea rifiutando l’idea di tornare nel profondo Sud degli Stati Uniti prova un’altra strada. Frequenta vari laboratori di recitazione e cerca impiego come attrice sbarcando il lunario nel caos creativo della Grande Mela con qualche comparsata in vari film. Quando le propongono di provare con il cinema porno non si tira indietro. Le qualità non le mancano e in breve tempo diventa una star e nel 1975 viene premiata quale “attrice più versatile” da parte della “Adult Motion Pictures Association of America”. Proprio nell’anno del suo trionfo come pornostar il destino le dà la possibilità di misurarsi di nuovo con l’antico sogno di diventare cantante. Tutto avviene in Giamaica, dove la ragazza si trova per girare uno spot pubblicitario. Sotto il sole dell’isola incontra Gregg Diamond, uno dei produttori più geniali del periodo della disco, al quale confida la sua passione per la musica. L’uomo capisce al volo le sue possibilità e le affida More, more, more. La leggenda racconta che il produttore abbia convinto Andrea a giocare un po’ con il brano prima di registrare la traccia destinata al disco e, a sua insaputa, abbia poi registrato la prova ricca di mugolii e ammiccamenti. Quella traccia vocale, cui viene poi aggiunta la sezione fiati, reclutata tra i musicisti di studio di Kingston, e una robusta struttura ritmica dopo essere stato remixato e arricchito da un tecnico sopraffino come Tom Moulton, diventa in primo vero grande successo della la Buddha Records, un’etichetta indie che spazia dal progressive all’hard rock.

Un successo mondiale

il brano diventa un successo mondiale e Andrea dà l’impressione di gestire fin dall’inizio con grande furbizia tutta l’operazione. La canzone, infatti, racconta le sensazioni di una donna costretta a far l’amore davanti alla cinepresa con parole che sembrano prese in prestito ai “dialoghi” dei film hard come «Tienilo su più a lungo… saziami…» e altre allusioni sospirose. Per meglio sfruttare il momento Andrea True parte per un lungo tour mondial. Costruito come “l’evento erotico dell’anno” lo spettacolo finisce per deludere le attese dei più allupati. Il vero valore dello spettacolo è nella parte musicale con Andrea True che canta accompagnata da un gruppo di solidi musicisti soul. Il resto è affidato a una coreografia in stile “disco-sexy” che si tiene ben lontana dalle annunciate provocazioni in chiave hard. L’anno dopo Andrea True tenta di ripetersi con l’album What’s your Name, What’s your Number, un disco gradevole, arrangiato da un guru del momento come Michael Zager che tuttavia non riesce a replicare il successo di More more, more. Come prosegue la storia? La storia non prosegue perché Andrea True nel 1977 annuncia a sorpresa, nel corso della Disco Convention di New York, la sua intenzione di abbandonare la scena dance. Se ne va prima di diventare schiava di un ruolo e la sua breve passeggiata musicale entra nel mito. More more more è considerato uno dei brani più importanti della storia della musica da discoteca degli anni Settanta e ancora oggi è campionato da moltissimi gruppi rap e hip hop. Andrea True morirà il 7 novembre 2011 a sessantotto anni.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".