Home C'era una volta La turbolenta registrazione di “Canal Street blues”

La turbolenta registrazione di “Canal Street blues”

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È il 6 aprile 1923 quando in un fatiscente e precario studio di registrazione di Richmond, nello stato dell’Indiana, viene fissato su nastro per la prima volta Canal Street blues, uno dei brani più conosciuti e leggendari del jazz. Composto da Louis Armstrong e King Oliver il brano è dedicato a una delle più famose strade della storia del jazz che con i suoi cinquantun metri di larghezza è anche una delle vie urbane più ampie del mondo. Si trova a New Orleans e divide in due la città dal Mississippi a Metaire Road e costituisce il confine a monte del quartiere più antico della città, il Quartiere francese (Vieux Carré). La via segna linea di demarcazione tra la vecchia città coloniale francese-spagnola e il più recente Central Business District.

Un promettente cornettista di nome Louis

La sua registrazione di Canal Street blues viene effettuata dalla Creole Jazz Band di King Olivier, di cui è seconda cornetta proprio Armstrong all’epoca considerato poco più che un promettente trombettista. Cedendo alle insistenze di King Olivier da poco meno di un anno ha lasciato il mestiere di scaricatore di carbone per dedicarsi interamente alla musica. Proprio con l’orchestra del suo pigmalione sta iniziando a raccogliere i primi risultati del suo lavoro. La seduta di registrazione del 6 aprile, oltre a Canal Street blues, vede la prima incisione di un altro brano di Armstrong, Dippermouth blues, destinato a diventare un classico con il titolo di Sugar foot stomp. Non sono solo i brani a rendere epica quella seduta di registrazione. Tutto il periodo passato dall’allegra banda della Creole Jazz Band negli studi di Richmond, infatti, dà il via a una serie di cambiamenti che lasceranno più di una traccia nella leggenda del jazz. In quei giorni e in quegli angusti e umidi locali, per esempio, inizia la storia d’amore tra Louis Armstrong e la pianista Lil Hardin, che qualche anno dopo diventerà la sua seconda moglie. Sul piano artistico nascono poi i primi contrasti artistici tra lo stesso Armstrong e il suo “vate” King Oliver destinati a mutare il rapporto anche personale tra i due musicisti e a cambiare la storia di entrambi.

Un luogo incredibile

L’ambiente e la situazione, infine, sono quanto di più romanzesco ed epico si possa immaginare. Il locale che ospita le sedute di registrazione è vicino alla ferrovia e non è per niente isolato. I treni sono a vapore. I musicisti sono così costretti a interrompere le registrazioni ogni volta che, sbuffando e sferragliando, passa un treno. Ogni volta viene segnato il punto preciso d’interruzione e al termine del passaggio la Creole Jazz Band riprende l’esecuzione dal punto esatto dove ha lasciato. Anche l’ambiente contribuisce a complicare le cose. Lo studio non è un luogo asettico e i musicisti non sono soli. Le loro esecuzioni avvengono davanti a un pubblico di curiosi e appassionati che approfittano delle “pause treno” per intervenire rumorosamente con osservazioni, pareri e critiche che fanno spazientire King Oliver. Pur adeguandosi alle direttive del suo capo-orchestra, anche Louis Armstrong non perde occasione per rimarcare il suo punto di vista, sostenuto nella sua battaglia da altri componenti della band che gli sono amici e parteggiano per lui come Johnny Dodds, Honoré Dutrey e Baby Dodds, oltre, ovviamente a Lil Hardin. Le giornate passano così tra discussioni, liti, interruzioni e lunghe jam session destinate al pubblico presente mentre il lavoro di registrazione procede a rilento. Nonostante tutto le incisioni di Richmond termineranno e resteranno nella storia del jazz come una testimonianza preziosa sia delle qualità di King Oliver e della sua band che del genio di Louis Armstrong.

https://www.youtube.com/watch?v=ncXtUml7M6M

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".