Home C'era una volta Una scarica mortale uccide Les Harvey

Una scarica mortale uccide Les Harvey

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Il 3 maggio 1972 all’Università di Swansea, nel Galles, c’è molta eccitazione per un attesissimo concerto degli Stone The Crows, una delle grandi formazioni del rock blues britannico di quel periodo. L’attesa è stata vissuta con grandissima eccitazione e come a volte capita in situazioni simili l’evento è stato organizzato in modo frettoloso e con più di un pizzico di superficialità.

Una scarica elettrica improvvisa

Alla frenesia del momento non corrisponde un’adeguata struttura organizzativa e quando mancano poche ore all’inizio del concerto non si può ancora essere certi che tutto funzionerà come previsto. In situazioni meno emergenziali altri gruppi musicali si sarebbero rifiutati di lavorare. Non così gli Stone The Crows. La band nata a Glasgow sta vivendo un sogno. È momento migliore della sua carriera e se lo vuole godere fino in fondo e non dimentica i tempi duri. I suoi componenti non si atteggiano a divi e non si considerano rockstar. A loro piace soprattutto suonare. Non è un caso nel gran numero di persone che affollano il palco il leader della band, il chitarrista Les Harvey, sia indistinguibile dai tecnici e dagli operai. Si presta a dare una mano e accetta anche l’improvvisato aiuto di qualche fan con qualche conoscenza tecnica. Qualche saldatura qua, un ponte provvisorio là e l’impianto d’amplificazione smette di fare le bizze e inizia a produrre suoni accettabili. Tutto sembra andato miracolosamente a posto. Le verifiche sono quasi finite. Resta da compiere la prova dei microfoni. Les Harvey si avvicina a quello centrale, avvicina la bocca e, improvvisamente, s’accascia al suolo. È stato colpito da una violentissima scarica elettrica. Nonostante l’inevitabile confusione i soccorsi scattano tempestivi.

La sua morte chiude la storia del gruppo

Il suo corpo privo di sensi viene immediatamente protetto da un cordone umano e i soccorritori operano con celerità e senza alcun impiccio. Il chitarrista viene immediatamente ricoverato nel reparto di terapia intensiva, è grave, anzi gravissimo. Si cerca di ogni modo di rianimarlo ma ogni tentativo si rivela vano. Poche ore dopo l’incidente arriva l’annuncio ufficiale: Les Harvey, il deus ex machina, il leader degli Stone The Crows è morto. Nel frattempo circolano notizie allarmanti anche sullo stato di salute di Maggie Bell, la cantante del gruppo, compagna di vita del chitarrista. Annichilita dal terribile episodio è stata colta da collasso e ricoverata d’urgenza nello stesso ospedale in cui è morto Harvey. Il concerto viene cancellato. Nonostante la rapida ripresa di Maggie Bell, per qualche tempo la storia degli Stone The Crows sembra chiudersi lì. Non sarà così, anche perché la stessa cantante convincerà i compagni a proseguire. Sostituito Harvey con il chitarrista Jimmy McCulloch, proveniente dai Thunderclap Newman, la band terminerà l’album ‘Ontinuous performance, già in gran parte registrato con Harvey. Perso il loro leader, però, gli Stone The Crows perdono gran parte del mordente che li aveva caratterizzati. Si scioglieranno nel giugno dell’anno dopo.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".