Api sentinelle contro lo smog. Arnie-laboratori per misurare la qualità dell’aria: è il progetto “Bee-Kaeser”, che ha usato alveari per monitorare l’inquinamento in 20 città italiane, da Milano a Palermo, da Napoli a Bolzano, passando per Torino, Lecce, Bologna e Cuneo. Lo studio si è concentrato sulla presenza di piombo, nichel, cadmio e cromo nei campioni di miele raccolto nelle città analizzate.
Api sentinelle contro lo smog
All’indagine, durata un anno, hanno collaborato la startup romagnola Beeing, che sviluppa strumenti digitali per agricoltori, insieme alla multinazionale Kaeser e a Legambiente Emilia-Romagna.
Stando ai risultati, la qualità dell’aria nelle zone produttive è buona. In tutte le città è stata rilevata una presenza di cadmio minore di 0,005 mg/kg tranne che a Palermo, dove il campione indica comunque una quantità non pericolosa. Il nichel si è attestato sotto 0,15 mg/kg tranne che in tre città, restando comunque a un livello non pericoloso. Nelle 20 città, inoltre, sono state rilevate tracce di piombo inferiori a 0,05 mg/kg e tracce di cromo inferiori a 0,02 mg/kg. I dati raccolti in questo primo anno saranno confrontati con quelli dei prossimi 12 mesi.
Api, a rischio la specie più importante tra gli insetti
Eppure proprio le api sono a rischio. L’ultimo studio dell’Università britannica dell’East Anglia lo conferma. Il riscaldamento globale non provoca solo desertificazione e alluvioni. L’aumento delle temperature fa anche strage di insetti, distruggendo il loro habitat. E se gli insetti spariscono, non c’è più nessuno che impollina le piante, e non c’è più niente da mangiare per gli animali che se ne nutrono. Così il territorio si impoverisce ancor di più, e la catena alimentare salta alla sua base.
I più colpiti in ogni caso sono gli insetti. Mammiferi e uccelli possono migrare per cercare climi più freschi. Api, mosche, formiche e coleotteri molto meno. Se non si facesse nulla contro il cambio climatico, alla fine di questo secolo gli insetti perderebbero il 43% del loro habitat. I ricercatori hanno preso in considerazione tre scenari: un innalzamento della temperatura di 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali (l’obiettivo più ottimistico dell’Accordo di Parigi), un innalzamento di 2 gradi (l’obiettivo minimo dell’Accordo di Parigi) e uno di 3,2 gradi (il livello cui si arriverà nel 2100 se non si prenderanno provvedimenti).
In caso di riscaldamento a +3,2 gradi, il 49% delle specie di insetti perderebbe più di metà del suo habitat, non potendo sopravvivere a quelle temperature. Contenendo il riscaldamento a 2 gradi, a perdere più della metà del suo habitat sarebbe il 18% delle specie. Con un aumento di 1,5 gradi, la percentuale scenderebbe al 6%. “Se sei un insetto tipico, probabilmente perderesti il 43% del tuo habitat con +3,2 gradi – ha commentato sul quotidiano britannico Guardian la ricercatrice Rachel Warren, che ha guidato lo studio -. Abbiamo scoperto anche che i tre principali gruppi di insetti responsabili per l’impollinazione sono particolarmente sensibili al riscaldamento”.
Api, lo scorso 20 maggio il primo World Bee Day
E proprio il 20 maggio scorso è stato celebrato, per la prima volta, il World Bee Day, la Giornata Mondiale delle Api, indetta dall’Onu per ricordare l’importanza di questi insetti per l’umanità. Si stima che il 76% del cibo che mangiamo è il frutto del loro lavoro di impollinazione.