Home C'era una volta Andy Williams, quello di “Moon river”

Andy Williams, quello di “Moon river”

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Il 1° giugno 1963 primo posto delle classifiche statunitensi degli album più venduti c’è Days of wine & roses una raccolta di successi di Andy Williams, uno dei grandi interpreti di standard melodici. La sua presenza al vertice delle classifiche è un fatto inusuale in un periodo che vede il ciclone del beat inglese sconvolgere la produzione discografica di tutto il mondo sull’onda del successo dei Beatles. Per i conservatori e i tradizionalisti che denunciano la “british invasion” e chiedono leggi a tutela della “musica americana” Williams diventa un vero e proprio simbolo di resistenza.

Una famiglia canterina

Howard Andrew Williams, questo è il suo nome completo, nasce a Wall Lake nello Iowa il 3 dicembre 1927. Insieme ai suoi tre fratelli inizia a cantare in chiesa sotto la direzione dei genitori. Il gruppo di famiglia piace al pubblico per cui, dopo il trasferimento dell’intera tribù in California, decidono che la musica può diventare una preziosa occasione professionale per tutti. Dopo un periodo di onesta gavetta nel 1944 i Williams partecipano alla registrazione della canzone di Bing Crosby Swinging on a star. La popolarità ottenuta viene messa a frutto dagli impresari che li propongono come “riempitivo” musicale negli spettacoli di vari protagonisti del varietà. In particolare fino al 1952 sono quasi una presenza fissa nelle performance del cabarettista Kay Thompson. La grande popolarità arriva tra il 1952 e il 1955 con la partecipazione fissa al programma televisivo “Steve Allen’s Tonight Show”.

Un debutto fortunato, un rapido successo

Nel 1956 Andy, deciso a sfruttare fino in fondo il buon momento, accetta la proposta di continuare da solo e firma il suo primo contratto discografico con la Cadence Records. L’abbandono del gruppo famigliare nel momento migliore per debuttare come solista si rivela una straordinaria intuizione. Pochi mesi dopo centra il suo primo grande successo con il brano Butterfly che arriva al vertice delle classifiche dei dischi più venduti sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. Alla fine degli anni Cinquanta viene insignito del titolo di “personaggio dell’anno” negli States. Nei primi anni Sessanta consolida il suo successo con brani come Moon river e Days of wine and roses poi, come molti altri grandi interpreti della musica leggera internazionale, di fronte all’irrompere di nuovi generi musicali, continua esibirsi nel circuito dei grandi clubs, soprattutto a Las Vegas. Nel 1964 debutta nel cinema con il film “Vorrei non essere ricca!” di Jack Smight. Nel 1968 canta ai funerali del suo grande amico Robert Kennedy, assassinato mentre è in corsa per le elezioni presidenziali. Non abbandona mai completamente il mondo dello spettacolo fino alla fine dei suoi giorni. Muore a Branson, nel Missouri, il 25 settembre 2012. In Italia non ha mai goduto di grande popolarità e sostanzialmente è ricordato solo per la sua interpretazione di Moon River.

https://www.youtube.com/watch?v=Mi0UUP7g-0M

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".