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Aterballetto a Roma, l’intervista a Philippe Kratz

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Aterballetto

Philippe Kratz ci racconta la sua creazione “L’eco dell’acqua” a cui potremo assistere il 9 Febbraio, alle ore 21, presso l’Auditorium Parco della Musica a Roma.

Philippe, quando, come e dove hai scoperto la danza e realizzato che sarebbe stata la tua strada?

Ho iniziato la danza per hobby molto presto, a quasi quattro anni, perché mi muovevo tanto quando c’era della musica, non stavo mai fermo. Il mio percorso professionale è cominciato poi per caso, grazie ad uno scambio scolastico esteso dalla Germania al Canada. Ero al liceo per imparare la lingua e conoscere un’altra cultura; lì mi hanno suggerito di entrare in una scuola professionale: il Conservatorio, l’École supérieure de ballet du Québec a Montreal. Sono andato a Berlino per tre anni e ho studiato danza alla Scuola dello Stato. Era abbastanza chiaro che volevo fare carriera e ho iniziato a fare delle audizioni.

Hai avuto un incontro artistico importante nella tua formazione, qualche fonte di ispirazione o qualche referente?

Ai tempi la scuola mi ha aperto un mondo, a partire ovviamente dei docenti di danza classica, tanti insegnanti tedeschi e russi; è stato però un pezzo che abbiamo fatto con la coreografa irlandese Marguerite Donlon, che ai tempi aveva una compagnia in Germania, che mi ha colpito, pezzo che è stato creato proprio “con noi” e “su di noi”. Non è stato un qualcosa che abbiamo imparato, si chiamava Le scarpette rosse. Io avevo il ruolo del soldato ed è stata un’esperienza bellissima perché, per la prima volta nella mia vita, qualcuno ha creato dei passi insieme a me e per me, aprendomi gli occhi riguardo alla mia futura professione.

Cos’è per te la danza?

Per me la danza è espressione ma innanzitutto è vita. Qualsiasi momento in cui ci muoviamo è quasi danza, qualsiasi gesto potrebbe essere una possibile coreografia. La danza è vita perché tutti noi interagiamo attraverso il nostro corpo, e il linguaggio del corpo lo usiamo anche in modo incosciente.

Come sei arrivato e com’è stato il tuo percorso nella compagnia Aterballetto da ballerino a coreografo?

Quando lavoravo in una compagnia in Germania a Düsseldorf abbiamo fatto due pezzi di Mauro Bigonzetti e veniva Sveva Berti a rimontare le coreografie di Mauro; è grazie a lei che ho stretto il legame con Aterballetto. Io volevo fare altre esperienze in una compagnia importante e lei mi ha suggerito di venire in Italia, sono entrato alla compagnia come ballerino. Poi Aterballetto, sotto la direzione di Cristina Bozzolini, ci ha dato la possibilità di sperimentare in coreografia con i colleghi,  io mi sono offerto e nel corso degli anni ho avuto sempre più opportunità.

Quante coreografie hai già fatto? Vale a dire il tuo repertorio come coreografo

Già avevo fatto per la compagnia un passo a due, poi una coreografia per sette ballerini, poi un’altra per otto interpreti, ma “L’eco dell’acqua”è stata la prima coreografia per tutta la compagnia.

Come nasce l’idea di “L’eco dell’acqua”?

L’eco dell’acqua” si ispira a una poesia di Goethe, Gesang der Geister über den Wassern (Canto degli spiriti sulle acque). La poesia parla dell’anima umana come l’acqua e del destino dell’uomo come il vento. È una bellissima metafora che allo stesso tempo trovo molto ingenua, è una visione del destino molto innocente, quindi ho voluto collegarla anche ad un fatto reale: la caduta dell’aereo in Ucrainia nel luglio del 2014.

In quanto al processo creativo della coreografia, l’improvvisazione, la composizione, la tecnica, l’uso dei segni scenici che utilizzi, cosa ci racconti?

La musica è nella maggior parte contemporanea e l’ho scelta perché trovo che Goethe era un uomo veramente all’avanguardia per quei tempi, quindi ho scelto una banda sonora molto recente.

Per quanto riguarda il processo elaborativo seguo molto la testa per creare una struttura, ci penso prima, voglio dare significati precisi, creo delle parti nella mia testa con le quali voglio esprimere una determinata cosa; poi in sala le cose cambiano e lì continuo anche molto di istinto per la creazione propria del movimento: esiste una freschezza di creare nel momento.

I miei colleghi hanno aggiunto la loro personalità; le mie idee sono già molto forti e chiare, non chiedo tanta improvvisazione ma chiedo tanti imput: io faccio dei movimenti e poi loro li modificano subito e li rendono loro.

Com’è il tuo rapporto con il pubblico?

Ho una visione artistica chiara, l’idea su cosa voglio esprimere e come lo voglio trasportare. Quando poi c’è un riscontro positivo con il pubblico per me è una cosa bellissima; la danza non è bella solo in sè, deve arrivare al pubblico, si manifesta sul corpo, è una cosa molto fisica, ma che si basa sull’emozione. Io cerco di emozionare il pubblico.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ho molti progetti , ci sarà la possibilità di montare una coreografia per una compagnia importante europea all’estero e poi sto già pensando al prossimo lavoro per Aterballetto.

Già il nome “L’eco dell’acqua” è un nome molto green, in linea con nostro giornale. Raccontaci che rapporto hai con l’ambiente, la natura, gli stili di vita eco-sostenibili, la cura del equilibrio corpo-mente del ballerino.

Sono cresciuto in Germania, e lì già c’è una cultura ecosostenibile, facciamo la raccolta differenziata da tempo, in famiglia per un bel po’ non abbiamo guidato automobili, andavamo in bici. Per me è bello stare in mezzo alla natura per staccare e ciò l’ho imparato da mia madre, che era assistente in un laboratorio di biologia; sono cresciuto nella fattoria dei miei nonni, quindi il mio rapporto con la natura è stato sempre molto importante.

Io in realtà non ho tanti rituali per il mio corpo, per me è importante ogni giorno prendermi dieci minuti per rilassarmi davvero, non è una vera e propria meditazione però per esempio se sono sul divano e non faccio assolutamente niente, mi concentro sulla respirazione, su tutte le cose positive che mi stanno succedendo ogni giorno o nella vita. Quello è il unico momento di cura particolare che ho. L’allenamento con la compagnia poi si fa tutti i giorni, ma faticare con il fisico è anche bello per la mente.

 

VI INVITIAMO:

9 Febbraio ore 21 Roma – Auditorium Parco della Musica
Programma: L’eco dell’acqua, e-ink, Upper-East-Side
Fondazione Nazionale della Danza, compagnia Aterballetto

 

Direzione Generale: Giovanni Ottolini / Direzione Artistica: Cristina Bozzolini
Coreografia e ideazione scene “L’eco dell’acqua”: Philippe Kratz
Musiche: Federico Albanese, Jonny Greenwood, Howling, Arvo Pärt, Sufjan Stevens, The Haxan Cloak
Sound design: OOOPStudio
Costumi: Costanza Maramotti e Philippe Kratz (Realizzazione costumi Sartoria Aterballetto/Francesca Messori e Nuvia Valestri)
Luci: Carlo Cerri

Durata: 40’
Creazione per tutta la compagnia

Prima rappresentazione, Reggio Emilia, Teatro Valli, 6/11/15