Home C'era una volta Augusto Daolio, la storia dei Nomadi

Augusto Daolio, la storia dei Nomadi

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Stroncato da un male incurabile contro il quale stava lottando da tempo, il 7 ottobre 1992 scompare Augusto Daolio. La sua storia è, nel bene e nel male, la storia dei Nomadi, uno dei più longevi gruppi del beat italiano che inizia nel 1961 quando a Novi di Modena Beppe Carletti e Augusto Daolio danno vita ai Monelli con il sassofonista Gualberto Gelmini, il batterista Leonardo Manfredini, il bassista Antonio Campani e il chitarrista Franco Midili. Due anni dopo alcuni cambiamenti nella formazione precedono il cambio di nome in Nomadi.

Il primo disco, il primo successo e le prime rogne

Nel 1965 con Carletti, Daolio, Midili, il batterista Gabriele “Bila” Copellini e il bassista Gianni Coron registrano il loro primo singolo Donna la prima donna. La caratteristica del gruppo, oltre a una qualità esecutiva e musicale dei singoli decisamente superiore alla media di quegli anni, sta nell’immediata sintonia con il pubblico. Augusto capisce che la canzone può essere un modo per dare rappresentanza alle inquietudini generazionali dei giovani del tempo e adegua il repertorio, non senza l’aiuto di un grande amico in quel momento pressoché sconosciuto: Francesco Guccini. Il successo arriva l’anno dopo quando i Nomadi partecipano al Cantagiro con Come potete giudicar, versione italiana di Revolution Kind di Sonny Bono. Il bis arriva pochi mesi dopo quando arriva in classifica un disco con due brani da leccarsi i baffi: Noi non ci saremo e Un riparo per noi. L’anno dopo tocca a Dio è morto, una canzone di Francesco Guccini che viene censurata dalla Rai perché ritenuta irriguardosa nei confronti della religione cattolica e paradossalmente esaltata da papa Paolo VI e dalla Radio Vaticana come un esempio di nuova moralità. In quel periodo esce lo splendido Per quando noi non ci saremo, un album di perle preziose, registrato con uno standard qualitativo impensabile per l’epoca. In quel periodo si intensifica il rapporto con Guccini di cui diventano i cantori “elettrici”, ripetendo un po’ quel che accade al di là dell’oceano tra i Byrds e Bob Dylan.

La crisi e il rilancio

Con la sostituzione di Copellini e Coron da parte del batterista Gianpaolo Lancellotti e il bassista Umberto Maggi, a partire dai primi anni Settanta, il gruppo si orienta verso un genere più commerciale. La scelta segna una profonda frattura con i fans della prima ora che accusano Daolio e compagni di essersi imborghesiti. L’insuccesso dell’album Gordon nel 1975 pare proprio preludere alla fine del gruppo. Nonostante le fosche previsioni, la band recupera l’antico spirito e ritorna prepotentemente alla ribalta nel 1981 con Sempre Nomadi e quando il 15 settembre 1983 Daolio e Carletti festeggiano a Reggio Emilia il ventennale della loro carriera si ricompone l’antica frattura con i vecchi fans. Negli anni successivi, però, la band vive un lungo periodo di tensioni interne che si fanno via via più gravi fino a sfociare in una causa giudiziaria sulla titolarità del nome. La spuntano nel 1990 Daolio e Carletti che riprendono il cammino risistemando l’organico e pubblicando l’album Solo Nomadi che segna il ritorno a brani d’impegno politico e sociale. La tormentata storia dei Nomadi non è ancora al capolinea, anche se il destino non sembra guardare con occhio benevolo la band. Nel 1992 il chitarrista Dante Pergreffi muore in un incidente stradale e pochi mesi più tardi anche il grande Augusto Daolio, la voce inconfondibile del gruppo, si arrende a un male incurabile. Gli altri guidati da Carletti tireranno avanti anche per loro.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".