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Australia, mammiferi a rischio

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L’Australia nasconde una biodiversità che non ha uguali al mondo, composta di specie uniche, ma proprio per questo più vulnerabili alle minacce. Nonostante questa sua ricchezza, dall’arrivo dei primi coloni europei nel 1788, essa ha perso più del 10% delle specie endemiche di mammiferi terrestri.

L’Australia sta perdendo i suoi mammiferi ad un ritmo preoccupante

In uno studio pubblicato sula rivista PNAS , una rivista scientifica statunitense, organo ufficiale della United States National Academy of Sciences, tre ricercatori australiani hanno dipinto una realtà agghiacciante: 226 anni dopo l’arrivo degli europei, il continente Australia ha perso l’11% delle sue 273 specie di mammiferi terrestri, mentre il 21% è “in pericolo” ed il 15% “quasi minacciato”, questi i dati secondo la loro classificazione.

I tre autori australiani, John Winiarski, Andrea Burbidge e Peter Harrison, dell’Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN), spiegano che “La portata del problema è stata notevolmente sottovalutata fino ad ora, perché la maggior parte delle perdite riguardano piccoli mammiferi timidi e notturni “. Questo tipo di estinzione è ancora più dannosa, in quanto molte delle specie scomparse erano unici rappresentanti delle loro famiglie di classificazione. Lo stesso ornitorinco, unico mammifero che depone le uova, è l’ultimo degli Ornithorhynchidae.

Nessuna specie di animale è inutile sulla terra

Alcuni sostengono che la Terra potrebbe tranquillamente sopravvivere anche senza ornitorinco, ma oltre all’uomo che ne mangia la carne e ne utilizza le pelli per confezionare abiti, tutte le specie sono importanti, anche se non sono una risorsa diretta o non godono di buona reputazione. Sono innumerevoli le creature che rendono il terreno ricco foraggiandolo instancabilmente, anche gli squali che banchettano con le meduse o gli insetti impollinatori che ronzano nell’aria.

Il ritmo di estinzione dei mammiferi australiani, non è naturale

I documenti storici mostrano che alcune specie ormai rare o estinte erano ancora abbondanti all’arrivo degli europei; cosa è successo poi?
Malattie, perdita o frammentazione degli habitat, incendi, deforestazione, traffico stradale, siccità e ondate di calore, inquinamento e… ciliegina sulla torta, l’introduzione di specie non autoctone.
Possiamo fare l’esempio del dingo (Canis lupus dingo), avvenuta circa 3.500 anni fa.
Il tracollo è iniziato con la colonizzazione europea, da allora infatti oltre il 10 % dei mammiferi terrestri endemici australiani si è estinto.
La maggior parte di queste estinzioni, secondo i ricercatori, sono imputabili ai predatori introdotti, gatti e volpi, ma anche alle prede alloctone, come il “rospo delle canne”, il cui veleno può uccidere gli animali che se ne nutrono.
In termini di minacce poi, non sono da sottovalutare i metodi di coltivazione, oppure la pastorizia, con l’introduzione di nuovi erbivori.
Per fare un esempio, nel 1960, gli agricoltori australiani hanno addirittura dovuto importare coleotteri per riciclare il letame dalle mucche che minacciava di soffocare la prateria.