Home C'era una volta Bill Grah, un vibrafono tra jazz e pop

Bill Grah, un vibrafono tra jazz e pop

SHARE

Il 24 giugno 1928 a Bergisch Gladbach, nei pressi di Colonia, nasce il vibrafonista Bill Grah, un artista capace di spaziare tra i generi senza perdere la propria genialità

Creatore del Club 47

Dopo la seconda guerra mondiale comincia a suonare jazz dando vita anche al Club 47 uno dei più noti jazz club di Colonia. Nel 1954 entra a far parte dell’orchestra di Fatty George con cui resta fino al 1958, anno in cui forma un proprio quartetto con Roland Kovac al piano, Toni Stricker, al violino, suo fratello Heinz al basso e Bob Bluemhoven alla batteria.

La musica da ballo e il ritorno al jazz

Curioso e non troppo ligio alle formalizzazioni dei generi negli anni Sessanta dà vita a una lunga serie di proprie orchestre di musica da ballo. Torna poi al jazz a partire dagli anni Settanta alternando l’attività in proprio a quella con la Barrelhouse Jazzband.  Muore il 17 settembre 1996

 

Previous articleEstate 2022: Sardegna, Sicilia e Puglia le mete preferite
Next articleCome eliminare l’odore dell’aglio
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".