Home C'era una volta Billy Boy Arnold, il bluesman che non lasciava volentieri Chicago

Billy Boy Arnold, il bluesman che non lasciava volentieri Chicago

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Il 16 settembre 1935 nasce a Chicago, nell’Illinois, William Arnold, destinato a lasciare un segno come nella storia del blues con lo pseudonimo di Billy Boy.

Un debito con Sonny Boy Williamson

Tipico esponente del blues di Chicago degli anni Cinquanta nonché fratello di Kokomo e di Gus Arnold, a sua volta più noto con il nomignolo di Julio Finn, Billy Boy Arnold deve la sua fortuna di cantante e di armonicista a Sonny Boy Williamson che fin dal 1947, quando è soltanto un dodicenne dai pantaloni corti, si occupa di lui.

Una carriera alterna

Oltre a istruirlo sull’uso dell’armonica Sonny Boy Williamson gli insegna l’esatta impostazione della voce per cantare il blues. Verso la fine degli anni Quaranta, Billy Boy raggiunge Big Bill Broonzy e in seguito inizia girare esibendosi per le strade secondo la consuetudine dei vecchi blues singers. Non ama però allontanarsi troppo da Chicago, che resta la zona cui è maggiormente legato dove si esibisce in tutti i club fino al 1964, quando registra per la Prestige una serie di brani. La sua carriera, con alti e bassi, continua senza mai interrompersi fino al nuovo millennio.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".