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Blue Mitchell, il trombettista jazz che non disdegnava le incursioni in altri generi

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Il 21 maggio 1979 muore a Los Angeles, in California, il trombettista Blue Mitchell.

Gli inizi nel rhythm and blues

Nato il  13 marzo 1930 e registrato all’anagrafe con il nome di Richard Allen Mitchell, Blue Mitchell inizia la sua carriera musicale nei primi anni Cinquanta, suonando in diversi gruppi di rhythm and blues, tra i quali quelli di Earl Bostic e Red Prysock. Messosi in luce per la brillantezza dello stile, viene notato da Horace Silver, che nel 1958 lo scrittura per il suo gruppo. Con il celebre pianista Mitchell rimane fino al 1964, anno in cui costituisce una propria formazione, di stampo hard bop, che rimane unita fino al 1969 e che può vantare la presenza di componenti come Chick Corea, Junior Cook, Al Foster e altri musicisti di valore. Dal 1969 al 1971 fa parte dell’orchestra di Ray Charles e dal 1971 al 1973 del gruppo diretto da John Mayall, contribuendo notevolmente alla buona riuscita di dischi come Jazz Blues Fusion e Movin’ On.

Un concerto per aiutarlo

Trombettista di scuola hard bop che ha in Clifford Brown un preciso punto di riferimento, dalla metà degli anni Settanta in poi, stabilitosi a Los Angeles, svolge un’intensa attività free-lance collaborando con Bill Berry, Bill Hollman, Jack Sheldon, Richie Kamuca e Louis Bellson, con il quale fa anche un lungo giro di concerti nel 1974. Negli ultimi anni di vita, il progredire di un cancro che mina da tempo la sua salute lo costringe a diradare i suoi impegni fino a ridurlo all’inattività e a indurre i suoi colleghi e amici a organizzare un concerto per aiutarlo a pagare le spese di cura. Il suo destino è però segnato.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".